TRAVEL/ LA VIA DELLA SETA PASSA DA SAN FLORO E IN CALABRIA SI RISCOPRE L’ANTICA ARTE DELLA TESSITURA DEL BACO DA SETA

In cerca di antichi mestieri: la via della seta passa da San Floro, piccolo gioello incastonato tra le colline vicino Catanzaro dove tre giovani sognatori hanno deciso di ripristinare questa antica arte, partendo dalla coltivazione del baco da seta. E non è uno scherzo…

 

 

 

La via della seta passa da San Floro, piccolo paese che confina con le colline vicino Catanzaro dove abitano 700 anime e tre giovani che invece di imbracciare la valigia da migrante hanno deciso di riscoprire nella loro terra gli antichi mestieri e l’antica arte: finalmente era arrivato il momento di mettere in pratica il loro sogno. E’ così che hanno iniziato a vedere con nuovi occhi, è così che hanno messo a punto la cooperativa Nido di Seta e si sono trasformati in agricoltori, tessitori, artigiani d’arte, dando nuovo slancio al Museo della Seta che racconta la storia economica e sociale di questo borgo calabrese che lo scorso anno ha contato 6500 visite da parte dei turisti provenienti da tutto il mondo, indice che il progetto dei tre giovani sognatori calabresi ha colto nel segno e che i sogni se ci credi si avverano.

 

 

Miriam, Giovanna e Domenico non hanno dato ascolto alle tante voci che dicevano “Voi siete pazzi” e hanno realizzato il loro desiderio pieno di colori. Quei colori che loro stessi ricavano dalla cipolla di Tropea (rosa, diverse sfumature di viola, verde e marrone, oppure dalle more di gelso). Nella coltivazione del baco da seta ci mettono amore, quell’amore che Domenico ha riconosciuto nella scelta di suo padre Florino che quando era sindaco del paese fece impiantare 3500 arbusti di gelso di varietà Kocusò proprio per riscoprire l’arte della coltivazione della seta e sviluppare l’economia locale.

 

 

Da Soverato sulla costa jonica in provincia di Catanzaro ci vogliono circa trenta minuti per arrivare a San Floro, attraversando Montepaone, Caminia, Copanello e risalendo fino a Borgia e oltre. Più facile da Catanzaro Lido, solo 20 km per arrivare a San Floro risalendo dalla Roccelletta di Catanzaro, sede della Svrintendenza alle  Belle Arti e antica Scolacium, un luogo assolutamente da visitare per l’interesse storico archeologico che suscita, ma anche per l’estrema bellezza.

 

 

Era il 1998 e a condividere l’idea di Domenico adesso c’è Miriam che lascia il lavoro da hostess in una compagnia aerea e torna a vivere in Calabria, mentre Giovanna artista specializzata nella lavorazione della ceramica di Squillace è entusiasta del progetto e decide di intraprendere questa strada. Il museo della Seta di San Floro è allestito all’interno delle mura del Castello Caracciolo, che risale al 1400 e domina la valle del Corace. Custodisce  gelosamente i cimeli della storia sericola calabrese, che vedeva in Catanzaro tra il 1300 e il 1700 la capitale europea della seta.

 

 

Il Museo della seta, nella prima sezione conserva ancora i costumi d’epoca, damaschi catanzaresi, paramenti sacri damascati e l’archeologia industriale tessile. In un’altra sezione espone invece i manufatti in seta greggia contemporanei, distinti per lavorazione all’uncinetto e tessuti al telaio antico. Una terza sezione è dedicata al gelso, al baco da seta e alle fibre naturali. Un’area è poi riservata alle tinture naturali, con un ricco assortimento di campioni di seta colorati con papavero, cipolla di Tropea, radice di robbia, margherita di campo, iperico, mallo di noce e more di gelso. C’è poi un’area dedicata alla seta nel mondo che vanta l’esposizione dei tessuti prodotti in paesi che hanno da sempre un’antica tradizione nella seta come la Francia, la Thailandia, l’India. In ultimo una esposizione sui telai antichi sui quali ancora oggi si tessono preziosi manufatti.

 

 

E’ Domenico a raccontare tutto il processo di allevamento del baco, dalla schiusura delle uova fino alla trasformazione in farfalla e spiega che dopo l’estrazione del filo di seta dal bozzolo, la seta viene lavorata con antichi telai e tinta con prodotti naturali: un’arte che è stata ripresa appunto dai tre giovani. Fino alla fine dell’ottocento questa area rappresentava la via della seta calabrese e attorno ad essa si sviluppava un circuito produttivo che congiungeva la costa tirrenica con quella jonica. L’Archivio di Stato di Catanzaro conserva i documenti secondo i quali le famiglie contadine di San Floro allevavano milioni di bachi da seta di razza indigena, e producevano circa 1400 chili di bozzoli. Un’attività di Domenico, Miriam e Giovanna hanno voluto far rinascere nel 2014 anche grazie alla riqualificazione di un terreno completamente abbandonato. Ci vogliono ben 28 giorni di allevamento del baco da seta per tessere un metro di tessuto di seta, praticamente due giorni di lavoro, mentre servono ben 400 ore di lavoro per realizzare una sciarpa di seta. Ma che soddisfazione riscoprire i mestieri di una volta e far rivivere l’economia di un paese che come tanti nel mezzogiorno lotta contro l’abbandono e lo spopolamento, nel tentativo anche di superare quel senso di smarrimento che il sentimento di questi luoghi suscita in chi vuole continuare ad abitarli ma anche in chi li visita per la prima volta. Luoghi capaci di vivere ancora nel sogno di tre giovani che diventa sempre più reale.

 

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