Il cibo del futuro? Una mostra a Londra ne svela i significati
Un gran parlare attorno al cibo. Cibo e salute, Cibo e sostenibilità, Cibo e agricoltura, Cibo e trasformazione. Ora una mostra a Londra svela il nostro futuro …
Con oltre settanta progetti visionari sull’alimentazione e sulla sostenibilità ambientale, realizzati da artisti e designer in collaborazione con chef, scienziati e agri modelli di distribuzione alimentare e di nutrizione che potrebbero cambiare per sempre le nostre abitudini: Food Bigger than the Plate, la mostra al Victoria&Albert Museum, rivela che il il cibo è lo strumento più potente attraverso cui modelliamo il mondo in cui viviamo, in sostanza il modo in cui interagiamo nella società, il nostro sentire la cultura e il piacere, nascono in qualche modo da come noi ci rapportiamo al cibo e ne sono nello stesso tempo conseguenza.
Catherine Flood e May Rosenthal Sloan sono le curatrici della msotra assieme all’italiano Fabio Parasecoli. E se è vero che questo è un momento fondamentale per sapere non solo cosa mangeremo domani, ma che tipo di cibo desideriamo, bisogna aggiungere che questa specie di scoperta dell’America, al sud Italia è sempre stata praticata. Tutto infatti ruota attorno al cibo, nelle famiglie contadine che producono i beni di prima necessità in casa come olio, vino, spesso anche il pane, la salsa di pomodoro per fare il sugo, la pasta fatta in casa e molto altro è sempre stato chiaro che tutto ruota attorno al cibo come tradizione e cultura. Ma gli interrogativi cui la mostra londinese cerca di dare una risposta, riguardano l’aspetto del cibo prossimo venuturo, il sapore, il colore,,,
Così gli oltre settanta progetti in mostra, divisi in quattro sezioni – concime, agricoltura, commercio e cibo – realizzati da artisti e designer in collaborazione con chef, agricoltori, scienziati e comunità locali, con un approccio interdisciplinare giunge a risultati imprevedibili e ad esiti bizzarri e visionari: come il Totomoxtle, materiale intarsiato creato dal designer Fernando Laposse a partire dalle bucce scartate di varietà colorate di mais, o l’economia circolare della Urban Mushroom Farm che coltiva funghi nei fondi di caffè (gli stessi saranno anche serviti in piatti speciali nel Benugo Café, il bar del museo). Alle pareti del V&A, ci sarà la carta da parati degli artisti Fallen Fruit, la stessa vista a Manifesta Palermo 2018, tanto per confermare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno che nel sud Italia (ma non solo) sul cibo, anche come elemento catalizzatore di culture e relazioni sociali, le idee sono sempre state molto chiare.
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