WINE/ IN FRANCIACORTA DUE AMICI UN SOGNO UNA VIGNA VICINO AL BOSCO DIVENTANO ARCARI+DANESI E ADESSO INAUGURANO IL NUOVO VINO “CORO DELLE MONACHE”

Eravamo quattro amici al bar… Canta una canzone. No, questa volta gli amici sono due e il sogno si è materializzato. A Coccaglio sopra il Montorfano vicino il Lago d’Iseo due amici Giovanni Arcari e Nico Danesi danno vita a un progetto supersostenibile messo a punto tra una chiacchiera e l’altra. Ci sono voluti dieci anni ma adesso  producono un Franciacorta “supersostenibile” con 35 mila bottiglie, da 5 ettari di vigna situata vicino 35 ettari di bosco, sempre di proprietà della Cantina. “Applichiamo sempre una agricoltura la più sostenibile possibile, dice ad Askanews Giovanni Arcari, che va oltre il biologico”, ci tiene a sottolineare. La presenza del bosco a ridosso della vigna è infatti un fattore di grande attenzione al terroir. “Da sempre – continua Arcari – abbiamo nella nostra produzione grande attenzione all’ecosistema, la nostra azienda è supersostenibile”. L’azienda Arcari+Danesi ha inoltre in serbo una grande novità: un vino nuovo dal nome sofisticato, “Coro delle Monache”, che è un Pinot Nero vinificato del 2013. In tutto 6.500 bottiglie. “Usciamo col nuovo vino a fine marzo”, prosegue Arcari. La produzione complessiva invece per la Cantina alle porte di Brescia è di 35 mila bottiglie, suddivise tra Dosaggio Zero millesimato, Saten millesimato e il nuovo vino Coro delle Monache.
 
L’Azienda Agricola  nasce nel 2006 da un’idea maturata 10 anni prima  La cantina nel comune di Coccaglio è ricavata nella roccia del versante sud del Montorfano, rilievo geologico che definisce il confine meridionale del territorio franciacortino. Gli ettari lavorati sono complessivamente cinque, la maggior parte dei quali coltivati a Chardonnay, a seguire Pinot Nero e solo una piccola percentuale a Pinot bianco. Giovanni e Nico dal 2008 iniziano a produrre Franciacorta con il metodo solouva (senza zuccheri esogeni). Il metodo si fonda su un semplice concetto: l’uva è un frutto e come tale va raccolto al momento della sua maturazione. La vendemmia avviene quando l’uva è fenolicamente matura quindi, rispetto ad un metodo classico dove la raccolta è forzata dall’uomo a maturità tecnologica (cioè si raccoglie l’uva in funzione del livello di acidità e del grado zuccherino) quella del metodo solouva è posticipata. Dopo la vendemmia, la pressatura avviene in modo soffice, per preservare al massimo l’acidità del mosto. In tutte le fasi di vinificazione – nella fermentazione primaria, secondaria e nell’aggiunta di eventuale sciroppo di dosaggio – si utilizza zucchero autoprodotto (sotto forma di mosto congelato) con il fine di ottenere un prodotto che sia l’espressione naturale del frutto, senza dover utilizzare zuccheri esogeni come saccarosio o mcr.
                                                                           
Per quanto riguarda la vendemmia 2018, Arcari spiega che è stata abbondantissima e di qualià buona. Se ci si aspetta per questo un abbassamento dei prezzi però, Arcari sottolinea che in realtà la produzione 2018 va a compensare le perdite del 2017 che hanno registrato un -70% rispetto ad una media dell’area che è stata di -60%. Una debacle per l’economia della zona. Quindi i prezzi restano stabili. “Quella del 2018 non sarà un’annata a 5 stelle, almeno al momento – afferma – ma a 4 sicuramente si e poi col tempo si vedrà magari più avanti, col vino è così. E’ già successo con l’annata del ’96 che non si prevedeva fosse un’annata eccellente invece poi è stato così. Adesso cominciamo ad imbottigliare. Quest’anno usciamo col 2015 che è il nostro vino più giovane”, conclude Arcari.

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