WINE/ BUGLIONI E L’ARTE DI PERDERSI IN VALPOLICELLA

Buglioni e l’arte di perdersi in cantina, dopo aver comprato un casale in campagna, cambia vita assieme a tutta la sua famiglia, lascia il tessile e si dedica al vini, folgorato sulla via di Damasco. La storia della cantina di Mariano Buglioni  è una storia che comincia come tante altre, ma il destino gli ha riservato delle sorprese, soprattutto per chi, come lui, ha lasciato il settore tessile, per dedicarsi al vino. Cosa che non avrebbe mai immaginato, neppure quando decise di comprare un Casale in campagna.
Stanchi della grande città, abbiamo deciso -racconta ad Askanews –  di guadagnarci il nostro piccolo angolo di paradiso e allentare i ritmi, anche se solo per brevi periodi. Nel 1993 abbiamo trovato un casale circondato da ciettari di terra coltivata, con vigneti e oliveti, nel cuore della Valpolicella, a Corrubbio di San Pietro a Cariano.
Per i primi anni abbiamo vissuto il nostro sogno bucolico senza programmi, assaporando, giorno per giorno, quello che ci offriva la natura. Ogni vendemmia era una festa da condividere con amici e collaboratori e godevamo a pieno di questa spensieratezza, anche se all’epoca non avevamo ben chiaro come si dovesse dirigere l’orchestra e la musica era un’allegra accozzaglia di bellissime note”. Per Buglioni, “Il vino è passione, tumulto, sentimento, ardore, qualcosa che ti sorprende, come la vita. Mi piace, “smarrirmi”, nei miei vini e scorgervi l’essenza dell’umana natura, lasciandomi andare ad ogni sorso, per concedermi piacevoli sensazioni e licenze. Il vino  – dice ancora – ci rende indulgenti e capaci di ascoltare, ci permette di avvicinarci senza pregiudizi al fuoco che arde e le umane debolezze assumono connotazioni inaspettate». Poi però “si è accesa una scintilla. Il vino  – prosegue nella narrazione Buglioni – che nasceva da questa terra, anche se fatto in maniera amatoriale, aveva delle grandi potenzialità e abbiamo deciso di abbandonare la totale spensieratezza e cominciare a fare sul serio.Il nostro passato nel mondo del tessile, benché ci avesse dato grandi soddisfazioni, lasciava adesso il posto, a quella che sarebbe stata una emozionante avventura, piena di sentimento, fuoco,  passione e colpi di scena”. Così accade che dopo aver terminato la ristrutturazione del casale e della cantina interrata, nel 2000, è stata necessaria la ricerca di un enologo che fosse capace, che rappresentasse fedelmente questo territorio, senza avere dei modelli di riferimento. Diego Bertoni, che all’epoca aveva solo ventitré anni, faceva al caso.La cosa più importante era valorizzare ciò che rende speciale e unico questo luogo, esaltandone la sua massima espressione. Questa la storyselling di una Cantina che ha radici nella Valpolicella e che senza nessun dubbio o incertezza, ha coltivato i vitigni autoctoni: Corvina, Molinara, Corvinone, Rondinella, Oseleta, Croatina, Perlara e Negrara, indissolubilmente legati alla Valpolicella.
 “Il vino, denominato “Vigliacco”(100% Molinara; vino spumante Brut Rosé) ad esempio, nasce proprio con questo intento. Abbiamo ascoltato i vecchi contadini, continua Buglioni, che ci hanno raccontato di un vino che si faceva una volta, prima della seconda Guerra Mondiale, fresco, rosato e frizzante, prodotto proprio da questa uva.
 E’ stata una strada tutta in salita. All’epoca non eravamo conosciuti e non avevamo ancora una reputazione, quindi vendere il nostro vino era molto difficile. Noi avevamo fiducia, sapevamo che sarebbe bastato soltanto farlo assaggiare, quindi ci è venuta l’idea di aprire una piccola enoteca in centro a Verona”.  Il terroir si espande per 50 ettari, e la cantina produce l’Amaronde della valpolicella, Il Lussurioso e il Lussurioso Riserva, poi produce anche uno Spumante Brut Bianco Lo Spudorato, una Grappa di Recioto, la grappa del Bugiardo, il vino rosso Classico Superiore Il Bugiardo, Valpolicella Ripasso e inoltre Il Narcisista, un Recioto, e Il Valpe, Valpolicella Classico. I vini prodotti vengono esportato per il 36% circa in Europa, 30% consumati in Italia, 19% in America, 13% circa in Asia.

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