Figlio d’arte, nipote d’arte. Certo non lo avrebbe potuto immaginare Peggy Guggenheim che un giorno suo nipote si sarebbe avventurato nell’apertura di una nuova Gallery nel Messico, anzi no nello Yucatan, proprio dove i turisti, migliaia di turisti di tutto il mondo, vanno in vacanza.,
Santiago Rumney Guggenheim, segue così le orme di famiglia e apre un nuovo spazio espositivo. La location è unica, molto zen. L’obiettivo è quello di creare uno spazio espositivo che serva anche per la meditazione, case d’artista. E come, si sa, siccome il nome è un ottimo pedigree, l’idea è anche quella di creare spazi per programmi artistici per bambini del luogo, per turisti e altre discipline per aspiranti artisti, stilisti, chef, musicisti. La mostra inaugurale? Alignments. Con opere di Tatiana Trouvé, Artur Lescher e Margo Trushina co-curata da Santiago R. Guggenheim e Claudia Paetzold.
Quanto alla storia di Peggy, eccola servita: C’era una volta una giovane ventenne e multimilionaria di nome Peggy – che rimasta orfana del padre – iniziò a lavorare in una libreria e ad introdursi nei maggiori circoli della New York bene. Lì conobbe artisti dell’avanguardia dell’epoca, stringendo con alcuni profonde amicizie. Poi la parentesi della galleria Art of This Century sempre nella Grande Mela, infine Venezia. Poche righe non bastano per descrivere una delle maggiori personalità, mecenate, amica di pittori, scultori e quant’altro del secolo scorso. Adesso è la volta di suo nipote Santiago Rumney che dopo aver lavorato da Gagosian e aver aperto una galleria a New York, la Rumney Guggenheim Gallery, arriva nella penisola dello Yucatan a Tulum, in Messico con la IK LAB.