“Ricordo – dice Vito Annicchiarico – di aver partecipato ad una messa celebrata proprio dentro una delle Fosse. Io facevo il chierichetto. Ad un certo punto andò via la luce e il prete ci disse do metterci tutti attorno a lui. C’era però una sola candela e al buio mi sentivo impaurito pensando a tutti quei corpi troppo vicini. Sentivo un brivido freddo e paura lungo tutto il corpo. Ancora oggi mi sento morire se penso a quella messa…” (Roma Città Aperta, Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini, Gangemi editore, pag.120).
I nazisti organizzarono la rappresaglia in tutta segretezza alle Fosse Ardeatine. I prigionieri vennero ammazzati dalla mezzanotte fino alle 14 del 25 marzo. La notizia dell’azione di via Rasella e della rappresaglia avvenuta sarebbe stata data solo ad eccidio concluso e senza rivelare i nomi dei martiri. Furono identificati soltanto 322 corpi alle Fosse Ardeatine. Nel 2013 sono stati identificati ancora due corpi: Salvatore La Rosa e Marco Moscati. Di altri caduti rimane ancora ignota l’identità.
“Ho sentito l’annuncio della rappresaglia due giorni dopo che era avvenuta, aveva detto Roberto Rossellini. Il 24 marzo 1944 vennero uccise 335 persone. Herbert Kappler in persona condusse l’operazione. Alla fine della strage i nazisti fecero saltare tutto con la dinamite. Ed Herbert Kappler ebbe pure il coraggio di discolparsi dicendo che non aveva creato lui quelle circostanze: “Si c’ero anch’io e ho eseguito un ordine, e non ero da solo”, aveva detto.