Tra le meraviglie di Roma si affacciano all’improvviso i palazzi, i villini e le fontane di Coppedè, situati tra via Tagliamento e via Arno, che ormai rappresentano oltre a un luogo, a un quartiere, anche un tipo di architettura, quasi uno stile.
Ora, nelle librerie è appena arrivato “La storia di Trieste Salario” edito da Typimedia, a cura di Simona Dolce e Sara Fabrizi che ne raccontano appunto la storia, “dalla preistoria ai giorni nostri”.
C’è una porzione di Roma, dove le catacombe convivono con l’architettura di Gino Cppedè, e dove secondo le credenze dei secoli trascorsi si davano appuntamento streghe e demoni.
Tutto questo è Coppedè, un luogo dell’anima, a volte capace di trasmettere sensazioni spaventose, altre volte suggestioni legate alla bellezza di tutti i tempi, come in uno scrigno in cui sono raccolti tesori architettonici dove camminare di tanto in tanto nel silenzio che vi dimora, senza quasi nessuno incontrare mentre nelle arterie poco distanti, via Salaria e via Nomentana, la città scorre.