WINE/ VIGNA E RESORT IN UMBRIA SUL LAGO TRASIMENO LA SCOMMESSA DI VIANDANTE DEL CIELO NELL’EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI

Si racconta che sul Lago Trasimeno, in Umbria, in una delle zone più preziose del Belpaese una comunità di frati Francescani fece erigere il proprio convento, noto appunto come il Convento dei Cappuccini. La scelta fu dettata dalla conoscenza che proprio in quei luoghi San Francesco trascorse 40 giorni e 40 notti di digiuno. Un luogo che può essere considerato il Sacro Graal di ogni viticoltore. Vederlo dona un’emozione unica, simile a quella che prova un esperto d’arte quando scopre un quadro di Leonardo da Vinci nascosto in una soffitta polverosa. Un tesoro sepolto nel terreno, che aspettava solamente di rivelarsi nel vino. I frati nel monastero, ispirati nella preghiera dalla serenità del luogo e dalla quiete dell’ambiente coltivavano viti e olivi. Nel tempo il Convento fu venduto al gruppo americano Skywalker Vineyards, che lo ha trasformato in un Resort di lusso. In una territorio così caratterizzato si è deciso di dare vita alle coltivazioni naturali della tradizione del luogo e così è stato affidato a un gruppo dirigente italiano il compito di impiantare le nuove vigne. Coordinato dal portoghese Joao Almeida, direttore di Viandante del Cielo, la gestione ha coinvolto due dei migliori enologi italiani Maurizio Castelli e Mery Ferrara, che hanno condotto studi approfonditi dall’analisi del suolo al monitoraggio idrogeologico, prima di stabilire la strategia di impianto ottimale.  Skywalker Vineyards è un marchio che ha già lasciato il segno sulla scena internazionale del vino, quindi sarebbe stato semplice importare le regole e i metodi che hanno contribuito al successo dei vini del Summit Skywalker Ranch a Marin County, California, e di Château Margüi in Provenza, Francia, per applicarle a questa nuova aggiunta umbra, ed al suo al portfolio vini. Ma la scelta è stata quella di valorizzare l’esperienza umbra con studio e applicazione alla ricerca di un blend che potesse rispondere al richiamo dei vitigni autoctoni ma non solo. I tre vini dell’azienda sono la perfetta espressione della filosofia e della missione di Viandante del Cielo: sofisticati, squisiti, unici. A Viandante del Cielo si è evitato i rigidi regolamenti DOC e DOCG italiani, che possono limitare la sperimentazione e l’innovazione, e che spesso non riescono a riconoscere il contributo cruciale di varietà autoctone rare presenti in una regione da tempo immemorabile – come le quattro che formano il blend del Pristinvm. Infatti l’azienda, come alcuni dei più celebrati “Supertuscan”, imbottiglia i tre vini usando la classificazione “Indicazione Geografica Tipica” (IGT). Essendo molto più flessibile, lascia lo spazio necessario per esercitare la speciale magia, che permette di attraversare le frontiere costituite dalle tradizioni consolidate per creare un vino esclusivo – ricco di idee e affascinanti sensazioni organolettiche – su cui si basa la filosofia di Viandante del Cielo.

 

(il direttore di Viandante del Cielo Joao Almeida nella foto al centro)

E’ stato necessario ricostruire e rimodellare le antiche terrazze della tenuta, recuperando o sostituendo molti degli ulivi centenari che crescevano ai loro bordi, per restituire stabilità e rispettare la tradizione umbra della coltura promiscua.

Non si è voluto stravolgere i terrazzamenti rendendoli più comodi e ampi: la viticoltura da queste parti è stata da sempre effettuata a mano, su terreni ripidi e difficili da raggiungere. Concentrandosi sulla qualità piuttosto che sulla quantità, Viandante del Cielo ha scelto di abbracciare pienamente la filosofia “slow wine” con tutto ciò che questo comporta.

Tutti i vini sono realizzati con il regime biologico, e osservando i tempi della luna calante o crescente. Un terroir che si presta notevolmente ad accogliere varietà internazionali, con il suo clima continentale e i suoi terreni che tendono a concentrare tannini di carattere. Se a questo si aggiunge il microclima perfetto che circonda il Lago Trasimeno e l’aspetto unico delle colline esposte a sud dove sono situati i vigneti, ecco la cornice ideale per l’avventura di Viandante del Cielo.

La varietà di suoli che si trova nella tenuta di Viandante del Cielo è una gioia per gli enologi: questo, più di ogni altra cosa, è ciò che ha permesso di perseguire il sogno di piantare una gamma diversificata di vitigni autoctoni e internazionali, per produrre vini eccezionali e dal carattere inconfondibile. Un risultato che si è raggiunto grazie alla paziente attesa di ottenere i traguardi desiderati, il biologico è il sistema adottato sia in vigna che in cantina.

Lungolago è il bianco di Viandante del Cielo, un blend di un vitigno internazionale lo Chardonnay e uno autoctono il Grechetto. Un vino indovinato, al naso promette intense emozioni, dai sentori fruttati, sembra immediatamente un vino che per essere bevuto può attendere qualche anno. La fermentazione avviene in dieci giorni in Barrique di rovere francese su lieviti indigeni, l’affinamento è in Barrique di rovere francese. Contatto con le fecce fini per 3 mesi. Batonnage tre volte a settimana il primo mese, ogni settimana il secondo mese e ogni due settimane il terzo mese, affinamento in Barrique per sei mesi e in bottiglia per otto.

Pristinvm (che in latino significa “originale, vecchio, antico”) è l’omaggio di Viandante alla millenaria storia enologica dell’Italia centrale. Partendo dalle varietà autoctone coltivate qui nel corso dei secoli: Ciliegiolo, Pugnitello, Sanforte e Foglia Tonda, trattate con le più recenti tecniche di viticoltura e vinificazione, miscelate in proporzioni variabili secondo il raccolto di ogni anno, con il fine di produrre un vino di elevata finezza. 

 

Viandante del cielo è un vino strutturato ed equilibrato modellato sulle grandi annate di Bordeaux, dominato dal Cabernet Sauvignon con un importante supporto di Merlot. Le varietà possono essere internazionali, ma il terroir lacustre esercita una forte influenza e lo rende una variante distintamente umbra sul tema. Sofisticato e succulento con un finale interminabile. La fermentazione avviene sempre su lieviti indigeni in vasche di cemento non vetrificato da 30 a 50 Hl con controllo della temperatura. 100% Barrique nuove di rovere francese da diverse foreste. Affinamento in Barrique nuove di rovere francese da diverse foreste. 14 mesi e 8 mesi in bottiglia.

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