PHOTO/ LUIGI GHIRRI E LUCIO DALLA LO SGUARDO E LE NOTE

da Artslife

Lucio Dalla e Luigi Ghirri: un’amicizia incontrastata

Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri
Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri

Lucio Dalla e Luigi Ghirri. Esiste sodalizio più nostalgico e suggestivo? L’immagine che evoca ha i colori seppia, il profumo del mare della Romagna e le curve delle colline emiliane. C’è anche una strana assonanza che lega i nomi: forse la L con cui iniziano, forse il fatto che siano entrambi bisillabi. Come del resto i cognomi. D’altra parte è inutile ricercare motivi razionali a un fascino che inevitabilmente si perde nei meandri dell’indefinito. Delle coincidenze che rafforzano la narrazione dell’amicizia e della collaborazione professionale  intercorsa tra i due ci sarebbero pure, ma paradossalmente non fanno altro che alimentare l’idea che si tratti di un’affinità elettiva, di un incontro orchestrato dal destino. O dal caso, che forse è un concetto meno melodrammatico.

Sta di fatto che entrambi nascono nel 1943, in Emilia Romagna. Ghirri a Scandiano, nella profonda provincia emiliana, tra i vasti campi coltivati e le nebbie che piombano sulla pianura come le saracinesche sulle vetrine dei negozi in chiusura. Dalla a Bologna, nel capoluogo di regione dove, la leggenda vuole, girasse per le strade con delle ciliegie che pendevano dalle orecchie e una gallina al guinzaglio. Non è chiaro come sia accaduto, ma le orbite dei due artisti convergono nel 1983. A quel tempo entrambi hanno già espresso il loro talento e sono consolidati nei rispettivi ambiti.

Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri
Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri

Ghirri è apprezzatissimo per lo sguardo unico con cui interpreta il paesaggio, decostruito e ricostruito in forme semplici e immediate. Un’immediatezza che Dalla riconobbe come punto d’incontro con al sua musica.

Al di là di motivi banali, come la professionalità, il modo di inquadrare il soggetto, delle tue fotografie quello che rimane, e che colpisce, è che diventano un prodotto fruibile. In questo senso mi sento vicino al tuo lavoro, perché anch’io sono vicino al pubblico che mi ascolta, come tu sei vicino al pubblico che guarda le fotografie.

Lo sguardo di Ghirri si rivolge ai bordi, alle periferie, alle campagne dimesse; le coglie con un’emotività delicata e priva di enfasi, con pallidi colori pastello e un senso metafisico che si nutre di un’ampia presenza del vuoto e di un scarsa presenza umana. Così appare strano, quasi in controtendenza, che Dalla gli chieda dei ritratti fotografici per le copertine dei suoi dischi. A maggior ragione perché lo stesso Dalla confessa di sentirsi a disagio nel farsi immortalare.

Sono anni che non voglio e detesto farmi fotografare, non per odio nei confronti del fotografo, ma perché è come un gioco che mi ha un po’ annoiato. Con te, mi diverto ancora, mi piace ad esempio osservare il tuo imbarazzo nel prendere le fotografie. Ho osservato molte volte come prendi le fotografie: sistemi la macchina sul cavalletto, esegui tutte le operazioni, e poi al momento dello scatto ti allontani e sembra che tu osservi il mondo con già dentro la fotografia e tu che stai fotografando.

Con Ghirri, dunque, è diverso. Dalla riconosce in lui una sensibilità particolare. All’artista non interessa fotografare per sovraesporre, per esaltare, per glorificare; Ghirri fotografa per immergersi, per riflettere, per dilagare nell’anima di chi, o cosa, ritrae. Più che i contenuti e lo stile – per cui sarebbe complesso e forse insensato trovare analogie tra musica e fotografia – è forse questo tono emotivo a legarli. Emblematica in tal senso uno scambio di battute tra i due:

Ho sempre pensato che molto del lavoro svolto dai fotografi italiani avesse una sottile coincidenza con le intuizioni di alcuni cantautori italiani, non so, forse un’adesione o un interesse per un mondo o paesaggio marginale o per raccontare certe microstorie e trasformarle in qualcosa che riguardava tutti. Cosa ne pensi tu?”

“Io credo che questo riguardi principalmente il tuo lavoro”.

La stanza di Caruso a Sorrento fotografata da Luigi Ghirri nel 1987
La stanza di Caruso a Sorrento fotografata da Luigi Ghirri nel 1987

Difatti Dalla sceglierà Ghirri, insieme alla moglie Paola, per seguirlo nel tour americano del 1986. Per tre anni il fotografo è al fianco del cantante e diviene interprete visivo dei viaggi e dei concerti, che Dalla compiva da solo o con altri artisti – su tutti, in quel periodo, Gianni Morandi. La grande vicinanza emotiva di Ghirri alla musica è l’ingresso che gli permette di accedere alla dimensione più intima dei musicisti ritratti.

Dalla è convinto che Ghirri sia nato con “la musica anche dentro alle ossa. Ogni volta che si sentiva suonare anche solo un campanello o il latrare di un cane nella notte, anche in un mio concerto o di Dylan (che era il suo grande amore) già gli scattava l’idea della foto o l’arrivo di una lacrima o un petino di soddisfazione fisica da sigaretta dopo il caffè e via così!”.

Il rapporto tra i due sembra quindi intrecciato dalla musica e dalla fotografia, due forme d’arte apparentemente diversissime che però trovano fili in comune, punti di contatto inaspettati ma intimamente solidi. A chiarire il concetto è ancora un volta Dalla:

Io ad esempio mi ricordo tutte le tue fotografie che ho visto: mi ricordo quella delle due palme con la panchina, quella della cattedrale di Trani e il mare, i due che vanno verso la montagna, e potrei continuare, elencarle tutte. Le tue fotografie hanno qualcosa che me le fa ricordare, io come altri vengo colpito dal guardarle, forse anche perché alla fine mi sembrano, come dire, delle fotografie musicate. Hanno un loro suono interno, un inciso, un ritornello. Si sente che sono costruite, che hanno un mixaggio.

Ecco dunque il punto. Sia Dalla che Ghirri partono dalle cose più semplici, forse anche dall’ovvio, per rivedere tutto sotto un’altra luce. E lo fanno con il loro stile unico, leggero e malinconico al tempo stesso. Raccontano di storie personali, reali o inventate, e ne colgono l’aspetto più universale, dove tutti noi non fatichiamo a riconoscerci. In una canzone di Dalla o in un’opera di Ghirri ci pare ogni volta di ritrovare i nostri nonni, la nostra infanzia, i nostri sogni, le nostre delusioni, le nostre speranze e l’indistricabile matassa di tutto ciò che abbiamo vissuto.

Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri
Lucio Dalla fotografato da Luigi Ghirri

Clicca sotto per chiudere la ricerca