MOVIE/ ANNA MAGNANI NASCEVA OGGI LA PRIMA ARTISTA ITALIANA A VINCERE L’OSCAR ATTRICE SENZA TEMPO NON FU MAI DIVA

7 marzo 1908

 

Anna Magnani “Lupa”, “Mamma Roma”, “Onorevole Angelina”, per tutti “Pina” (Roma città Aperta):oggi sono 114 anni dalla nascita

 

 

 

 

Si è detto di lei: “una diva senza tempo”, ma Anna Magnani forse diva non si è sentita mai. Neppure quando, prima donna italiana nella storia del cinema, le fu consegnato l’Oscar per il film La Rosa Tatuata (The Rose Tatoo) di Daniel Mann, con Burt Lancaster. Hollywood la celebrava come non mai e lei quando rispose al telefono e le fu annunciato che aveva vinto l’Oscar pensava fosse uno scherzo. Oggi 114 anni dalla sua nascita, a Roma e non ad Alessandria d’Egitto, come per molto tempo si è ritenuto pensando alla madre, Marina Magnani  che la lasciò per seguire l’amore di un uomo in un’altra parte del mondo. Lei cresceva con la nonna e le zie e coltivava quel desiderio profondo di diventare attrice.

 

 

Attrice, non diva. Fu però molto più che una diva se anche oggi attrici come Meryl Streep dimostrano di essere piene di ammirazione per lei. E se chiedi chi sia la più grande attrice italiana la risposta non può che essere Anna Magnani.

 

 

 

 

 

 

Frequentò l’Accademia d’Arte Drammatica Eleonora Duse. A quel tempo vi insegnava Silvio D’Amico che capì subito la forza dirompente di quella ragazzina della quale, diceva, “la Scuola non poteva insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sè…”, perchè lei aveva già quel carisma dentro di sè che l’avrebbe resa forse davvero indimenticabile. Tornando una sera stanco a casa, raccontava infatti a Suso Cecchi D’Amico: “Ieri è venuta una ragazzina, piccola, mora con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono assegnate. E’ già un’attrice…”.

 

 

(burt lancaster e anna magnani, la rosa tatuata)

 

 

In cerca di suo padre scoprì ad un certo punto che si chiamava Pietro Del Duce e che aveva origini calabresi. Forse Tropea, quella ridente cittadina di mare nella costa degli Dei era la terra dove era nato suo padre. Forse, ne è certa la stampa locale, quell’uomo che aveva abbandonato sua madre era proprio di Tropea. Ma lei decise di non portare più avanti le sue ricerche, perchè diceva scherzando, non vorrei essere a fija der duce… Ed è una strana storia quella di questa artista immensa, se si pensa che il personaggio che lei interpreta in Roma Città Aperta, è una donna calabrese: piccola, minuta, mora. Una donna di Cittanova, che ha 5 figli e che è in attesa del sesto figlio. Nella realtà Teresa Talotta Gullace, alla cui storia si ispira Roberto Rossellini, vive a Roma, è un’emigrante e viene trucidata dai nazifascisti davanti alla Caserma di Viale Giulio Cesare dove era andata a portare un pò di pane e patate al marito Girolamo che era stato rastrellato in quel periodo buio dell’occupazione nazista a Roma.

 

 

Un altro calabrese, Corrado Alvaro scriveva nel 1952: “Alla fine abbiamo un ritratto di donna italiana, di quelle che è stato sempre ambizione di noi scrittori italiani e stranieri poter raffigurare” (Ritratto di donna, il Mondo, 12 gennaio 1952).

Racconta Umberto Gullace figlio di Girolamo, che Roberto Rossellini aveva fatto pervenire alla sua famiglia la richiesta dell’autorizzazione a girare un film sui fatti accaduti a sua madre il 3 marzo 1944. Così nacque il personaggio della sora Pina. E Umberto ricorda che la sua famiglia acconsentì. Da questa storia nasce il film capolavoro del Neorealismo.

 

 

Vito Annicchiarico che intepreta il piccolo Marcello rivela di aver incontrato per la prima volta Anna Magnani a via Montecuccoli, dove fu girata la scena della retata nazifascista. In quella via effettivamente ci fu una retata, e sopravvivono alcuni abitanti di quel caseggiato che la ricordano con terrore ancora oggi. Il piccolo Marcello ricorda che Nannarella “era una donna generosa, affettuosa, elegante e per niente popolana, come si è portati a credere in base ai personaggi da lei interpretati”. Mi diceva sempre  “a ragazzì, vien’ pò qua”, e non mi chiamava mai per nome. Tra i due fu vero abbraccio d’amore, di quell’amore materno che Vito Annicchiarico rivede ancora in lei mentre la ricorda con emozione, Nannarella quando fu girato il film aveva appena 37 anni. Provava tenerezza vera per il piccolo Marcello, e lavorarono assieme nel cinema ancora in due film: Abbasso la Miseria! e Abbasso la ricchezza.

 

 

 

Totò fu suo grande amico, con lui recitò nel varietà e successivamente lavorarono assieme in diversi film. Con Aldo Fabrizi invece, durante la lavorazione del film Roma Città Aperta, litigavano spesso, come racconta Vito Annicchiarico, che interpretò Marcello in Roma Città Aperta. In quel periodo Aldo Fabrizi era l’attore più importante e conosciuto nel panorama del cinema italiano, ma i suoi modi a volte burberi e sbrigativi spesso creavano attrito con Anna Magnani. In realtà i due si contendevano lo scettro della celebrità…

 

 

Fu geniale Franco Zeffirelli a farle recitare con “La Lupa”, che ebbe un grande successo di pubblico internazionale. Pier Paolo Pasolini, invece con “Mamma Roma”, la deluse come lei stessa a distanza di tempo confessò, mentre era amica di Federico Fellini che aveva mosso i primi passi nel cinema proprio con Roberto Rossellini e che intraprese una diversa strada creativa, fatta più di sogno che di realtà. Il suo più grande amico? Fu Luchino Visconti che Anna Magnani ospitò nella sua casa quando i regista era ricercato dai nazifascisti.

 

 

 

 

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Il romanesco era per lei un modo di comunicare con il pubblico. Casomai Anna Magnani era un’intellettuale mancata, non era un’attrice popolaresca ma un’attrice che mirava a essere estremamente funzionale e intellettuale. Non era un’istintiva, ma meditata e pensata. Più di quello che si possa credere. L’istinto e l’impulso a comunicare non vengono in lei abbandonati a se stessi ma sorvegliati e indirizzati. Per cui i suoi personaggi non sono il suo punto di partenza, ma un modo di essere dentro ciò che è popolaresco”, (tratto dal libro “Roma Città Aperta”, Simonetta Ramogida, Gangemi 2015).

 

 

Antonello Trombadori la ricorda così, e forse è il ritratto più vicino a Nannarella, in grado di riportare l’attenzione a quella sua formidabile capacità non di entrare nel personaggio, ma di essere lei stessa personaggio.

 

(Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello)

 

Anna Magnani era un’attrice enorme, che per prima in Italia vinse l’Oscar nel 1955 come migliore interprete con il film La Rosa tatuata, e che si rifiutò di recitare nel film La Ciociara, perchè le era stato chiesto di fare la parte della madre (Cesira) della ragazza che sarebbe stata interpretata da Sophia Loren. Si offese, si infuriò, disse di no. Semmai era lei che avrebbe dovuto rivestire il ruolo che invece fu affidato a Sophia Loren. C’erano troppi pochi anni di differenza tra di loro! Come potevano pensare che avrebbe potuto essere sua madre…

 

anna magnani e vito annicchiarico in Abbasso la Miseria!

 

 

 

Roma Città Aperta vinse due Nastri D’argento, l’importante riconoscimento dei giornalisti cinematografici (Sngci), di cui uno fu assegnato a Roberto Rossellini come migliore regia, l’altro ad Anna Magnani come migliore attrice. Il prestigioso premio, che fu istituito proprio nel 1946, nel 2016 in occasione delle celebrazioni dei 70 anni dei Nastri D’Argento, è stato riconosciuto  anche a Vito Annicchiarico (Nastro D’Argento “Speciale” 2016).

 

 

 

La sua vera essenza è stata colta non a caso da Franco Zeffirelli, un’artista esteta, amico di Luchino Visconti, grande amico di Anna Magnani che lo ospitò in un momento di grande difficoltà per lui, quando era ricercato durante l’occupazione nazifascista a Roma. Quando il maestro decise di portare in scena La Lupa, chiamò proprio Anna Magnani a interpretare la protagonista della novella di Giovanni Verga.

Fu un successo ovunque andasse la compagnia. Anche a Mosca, l’opera teatrale fu acclamata dal pubblico e le repliche si susseguirono per molti mesi.

 

 

 

Ma è stato Ascanio Celestini forse a dare di lei il ritratto più poetico, quando scrive: che “lei vola”. Mentre rincorre la camionetta che le porterà via il suo Francesco, in una scena che ormai è patrimonio universale.

 

 

 

 

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