LIFESTYLE / STORIA DI FRANCESCA IL DAMS LA STREET ART E UNA VISIONARIA DIVENUTA UN CASO DI CRONACA NERA

Storia di Francesca Alinovi, la critica d’arte diventata un caso di cronaca nera

Fino a domani  27 febbraio il Maxxi di Roma proietta I am not alone anyway, il documentario che celebra la brillante carriera della critica d’arte e professoressa del Dams uccisa quando aveva 35 anni

 

La parabola esistenziale nelle avanguardie artistiche di Francesca Alinovi, critica e intellettuale militante del periodo post-punk.

Il film documentario di Veronica Santi raccoglie le interviste degli artisti, colleghi e amici che hanno conosciuto e frequentato Alinovi tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta e ha l’obiettivo di riportare alla luce il suo pensiero critico, per anni oscurato dalla sua tragica scomparsa nel 1983 divenuta un famoso caso di cronaca nera.

Una ricca selezione di materiale dell’epoca testimonia l’effervescente panorama artistico di New York, dove Alinovi frequenta la scena New Wave, i graffitisti del Bronx e East Village da Keith Haring a Rammellzee, e Bologna, caratterizzato dalle prime edizioni della Settimana Internazionale della Performance, l’attività degli autori dei fumetti di Linus, Valvoline e Frigidaire, come Andrea Pazienza e Marcello Jori, il teatro d’avanguardia da Magazzini Criminali alla Raffaello Sanzio Societas, il design di Studio Alchimia e Alessandro Mendini, gli artisti italiani del postmoderno, tra cui Luigi Ontani e Salvo, fino ad arrivare al manifesto dell’Enfatismo, il movimento artistico da lei teorizzato.

 

 

 

Keith Haring scrive che Francesca Alinovi gli ha fatto l’intervista migliore della sua vita, Kenny Scharf dice che è stata la prima critica d’arte a prenderlo seriamente. Ma la testimonianza che aiuta a sentirla più vicina nello stupendo documentario del 2017 di Veronica Santi, I am not alone anyway, al Maxxi di Roma che si può vedere fino a domani, 27febbraio, è quella dell’hair stylist bolognese Marco Orea Malià. Dice che Francesca arrivò da lui «timida e fuori moda» e lui la convinse a tingersi di nero blu, indicando come reference la cantante di Siouxsie and the Banshees. Da allora, ricorda, quando andava da lui, «chiedeva i capelli sempre più nero blu e sempre più alti». E dire che, a sentire le testimonianze delle sue compagne di classe, da adolescente Francesca Alinovi era una ragazza che non amava farsi notare.

 

seguita, applaudita, visitata, soprattutto dove ci sono le grandi mostre, come quella attuale a Pisa su Keith Haring ma sono tanti gli artisti che la praticano, anche meno conosciuti e ma sempre comunque ammirati.

 

 

Il titolo del documentario del Maxxi riprende la scritta a pennarello nero trovata sulla finestra del bagno del suo appartamento, “Your not alone any way”, la stessa frase in inglese sgrammaticato che era stata tracciata sullo specchio mesi prima da un pittore che era stato suo ospite (ma il giorno in cui è stata uccisa aveva un alibi). Passano tre giorni prima che qualcuno avvisi la polizia: Francesca Alinovi, 35 anni, professoressa del Dams e critica d’arte all’apice della carriera, viene trovata morta nel suo appartamento il 15 giugno 1983. Quarantasette coltellate, di cui soltanto una mortale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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