LIBRI/ ROLAND BARTHES IL “NEUTRO” E LE LEZIONI AL COLLEGE DE FRANCE DEL 1978 NEL VOLUME EDITO DA MIMESIS

Usciva nelle librerie nel 1977 il suo “Frammenti di un discorso amoroso” e l’anno dopo Roland Barthes si prepara ad un’altra grande avventura: spiegare agli studenti del College de France il neutro, o meglio il desiderio del neutro, aggiungendo poi: “Chiamo neutro tutto ciò che elude il paradigma”.  Ora, con una traduzione a cura di Augusto Ponzio arriva sugli scaffali: Il Neutro”, che raccoglie proprio le lezioni tenute dal semiologo francese nel volume pubblicato da Mimesis. “Frammenti di un discorso amoroso” è un libricino che contiene un vocabolario che comincia con un “abbraccio” e prosegue con “cuore”, “dedica”, “incontro”, “notte”, e “piangere”, in cui Barthes interviene con il suo sottile ingegno di linguista a collezionare tutti questi discorsi spuri in un unico soliloquio. Ponzio è professore emerito di filosofia del linguaggio all’Università di Bari e per Mimesis dirige la collana “Althanor, semiotica, filosofia, arte, letteratura. Precedentemente aveva curato altri due libri di Barthes: “Il discorso amoroso” e “Non si riesce mai a Parlare di ciò che si ama”.

 

 

 

Per il grande pensatore francese l’amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della “sentimentalità”, opposta alla “sessualità”, traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal. Si realizza così un repertorio suffragato da calzanti riferimenti letterari e da obbligati riferimenti psicanalitici sul lessico in uso nell’iniziazione amorosa.

Roland Barthes è stato uno dei principali esponenti dello strutturalismo francese del ‘900. La sua ricerca si colloca al confine tra diverse scienze umane, assumendo una posizione del tutto originale, a metà fra il lavoro di ricerca teorica e quello di scrittura letteraria. Ha insegnato all’École Pratique des Hautes Études e al Collège de France. Tra il 1976 e il 1980 per la cattedra di Semiologia letteraria al Collège de France ha tenuto quattro corsi. Gli ultimi due li ha dedicati al romanzo. Fra le opere dell’ultimo Barthes più legate al contesto di questo ciclo e che possono illuminarne diversi passaggi, c’è “Leçon” (“Lezione”, Einaudi 1978), la lezione con la quale Barthes inaugurò la sua cattedra al Collège de France.

 

 

“L’argomento del corso al College de France è il seguente: si è definito come rilevante del Neutro ogni inflessione che schivi o eluda la struttura paradigmatica, opposizionale, del senso, e miri di conseguenza alla sospensione dei dati conflittuali del discorso. Il rilevamento di queste inflessioni è stato fatto attraverso un corpus che non poteva essere esaustivo; tuttavia, i testi dei filosofi orientali e dei mistici sono risultati naturalmente quelli privilegiati. Attraverso richiami successivi, riferimenti vari (al Tao, a Böhme, a Blanchot) e libere digressioni, si è cercato di far comprendere che il Neutro non corrisponde per forza all’immagine piatta, profondamente disprezzata che ne ha la Doxa, ma può costituire un valore forte, attivo.” Dunque il Neutro e’ un’attività ardente, scottante poichè “il paradigma è un’opposizione strutturale, il dover scegliere tra due termini quale usare per produrre senso. Eludere tale conflitto non è segno di indecisione o indifferenza, ma si configura come una via terza tra i due poli, una nuova scrittura, una salvezza”.

 

 

Ma “Per chi scrive la sola vita nuova è una nuova scrittura”, diceva Barthes. “Il neutro può rinviare a stati intensi, forti, straordinari”. Ma bisogna leggere 367 pagine per capire il neutro. Alla fine del voume c’e’ infatti anche una ricca bibliografia. Il neutro rifiuta, elude il paradigma che la lingua in quanto assertiva diffonde. Nel libro, Barthes si sofferma molto sulla scrittura, in quanto scrittura letteraria o scrittura asservita alla memoria. Analizza Tolstoj, Rousseau, il Tao, lo Zen, fino a “il sesso nelle parole” nel paragrafo sottotitolato “L’androgino”, tema quanto mai caldo, attuale. “Perchè, si legge  Pg.21 del volume, la categoria di neutro attraversa la lingua, il discorso, il gesto, l’atto, il corpo”. E ancora sulla scrittura, si sofferma su “la trascrizione della memoria e la scrittura del ricordare”.

 

 

 

 

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