PHOTO/ ROBERT DOISNEAU LA FOTOGRAFIA DI STRADA IL FOTOGIORNALISMO E GLI INNAMORATI A PARIGI

ANCORA QUALCHE GIORNO PER VEDERE LA MOSTRA FOTOGRAFICA A ROVIGO SU ROBERT DOISNEAU. LA SUA FOTOGRAFIA PIU’ CONOSCIUTA AL MONDO NON RENDE COMPLETAMENTE OMAGGIO ALLA SUA ESPRESSIONE ARTISTICA CHE LO AVVICINA AD HENRI CARTIER BRESSON COME FOTOGRAFO DI STRADA ED ESPONENTE DEL FOTOGIORNALISMO. LA SUA ARTE E’ QUINDI MOLTO PIU’ AMPIA DEL SEMPLICE SCATTO DEI DUE INNAMORATI CHE SI BACIANO A PARIGI. FOTO CHE IN REALTA’ SEMBRA STATA STUDIATA E REALIZZATA DALL’ARTISTA AVVALENDOSI DI DUE GIOVANI ATTORI COME NEL TEMPO HANNO RIVELATO LORO STESSI. RESTA CERTO UNO SCATTO BELLISSIMO.

Robert Doisneau a Palazzo Roverella

 

Grande maestro della fotografia, Rovigo rende omaggio a Robert Doisneau a Palazzo Roverella attraverso una mostra originale, capace di rivelare al pubblico delle opere la cui vocazione è catturare momenti di felicità come il suo famoso scatto del bacio, che ha immortalato una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi.

La sua capacita’ di cogliere le emozioni gli deriva da un’immersione totale nella realta’ che lo circonda, tanto che lui amava definirsi poeticamente un “pescatore di immagini”. Il suo processo e’ impulsivo, ecco come lo racconta lui stesso:  “Vi spiego come mi prende la voglia di fare una fotografia. Spesso è la continuazione di un sogno. Mi sveglio un mattino con una straordinaria voglia di vedere, di vivere. Allora devo andare. Ma non troppo lontano, perché se si lascia passare del tempo l’entusiasmo, il bisogno, la voglia di fare svaniscono. Non credo che si possa “vedere” intensamente più di due ore al giorno”.

La sua foto piu’ famosa,  “ Le Baiser de l’hotel de ville”, fu scattata nel 1950 mentre Doisneau stava realizzando un servizio fotografico per la rivista americana “Life”. All’ inizio degli anni ‘90 fu oggetto di un contenzionso che fu seguito con attenzione e curiosita’ dai media. Un coppia francese, Denise e Jean Louis Lavergne, si presentarono ad una televisone francese sostenendo di essere i due protagonisti del celebre bacio immortalato da Doisneau e denunciando di essere stati defraudati dall’ artista in quanto non avrebbe chiesto il loro consenso. Doisneau per difendersi dall’accusa fu costretto a dichiarare che i due soggetti della foto si erano messi in posa, per cui avevano rilasciato il loro permesso. A quel punto si presento’ dal fotografo Francoise Bonnet che, mostrando la copia autografata dal fotografo, dimostro’ di essere lei la vera protagonista dello scatto.  La stessa Bonnet nel 2005 riusci’ a vendere la copia autografata per 155.000 Euro.

Nel 2014 la casa editrice Taschen ha pubblicato una monografia dedicata a  Doisneau che raccoglieoltre 400 immagini realizzate dall’artista. Si tratta del libro più curato dell’artista messo a punto dall’ amico ed esperto di fotografia Jean Claude Gautrand.

 

 

Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei più celelbri esponenti dellla fotografia umanista e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.
Questa mostra a Palazzo Roverella fino al 6 febbraio abbraccia la sua opera senza distinzioni cronologiche né alcun criterio di genere o tema, affiancando fabbriche, banconi di bistrot, portinerie, cerimonie, club di jazz, scuole o scene di strada in generale. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo girovagare liberamente per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo (come dice Buffon), allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia.

 

 

Un racconto – quello proposto dal curatore di questa mostra, Gabriel Bauret – condotto attraverso 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi.
Quello di Doisneau è un raccontare leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.
Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda l’artista – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. “
Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.” “Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.”

 

 

Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo nasce dall’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma la sua attenzione si trasferisce presto ai quartieri popolari di Parigi e della banlieue, immagini che cominciano a comparire sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. Poi
la guerra lo spinge a mettersi a disposizione della resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, ecco alcuni reportages per “Vogue” e nel ’49 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, componendo un racconto visivo in cui si mescolano una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.

 

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