FESTA DEL CINEMA DI ROMA/ OMAGGIO A “LUIGI PROIETTI DETTO GIGI” EDOARDO LEO PRESENTA IL FILM DOCUMENTARIO

Carlotta Proietti:
“Il film di Edoardo Leo è bellissimo ed è frutto del suo studio e lavoro durati anni, non vedo l’ora lo vediate tutti.
In tanti state chiedendo quando e dove si potrà vedere: il 23 ottobre sarà proiettato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
ma quella sera è già tutto pieno.
Dopo uscirà al cinema ma non sappiamo ancora quando, prometto che vi farò sapere”.
Edoardo Leo:
“Seguirti e filmarti per anni è stato un privilegio ed un insegnamento continuo. Ora finalmente questo film sulla tua vita e sulla tua incredibile carriera è pronto. Sabato 23 Luigi Proietti detto Gigi, chiuderà la Festa del Cinema di Roma.
Sarà la festa che non ti abbiamo potuto fare per i tuoi 80 anni, nell’auditorium dove tante volte ti sei esibito.
Il vero rammarico è non poterti mostrare tutto questo.

Che racconta come sono andate veramente le cose. Grazie a Carlotta Proietti e alla famiglia Proietti per la fiducia nel mio sguardo sul maestro.

Grazie Marco Bonini per aver scritto e condiviso con me questo docufilm. A Giulia Bertini le infinite notti insonni di montaggio.

Al maestro Jonis Bascir per le musiche. E a tutti quelli che hanno accettato di lavorare a questo progetto mossi dall’affetto e dalla riconoscenza verso un grande artista che è stato un gigante per il pubblico e un esempio per i lavoratori dello spettacolo

Tre anni di lavoro. Posando lo sguardo su una carriera infinita. Materiali inediti. I backstage degli spettacoli. La sua ultima intervista, non sapendo sarebbe stata l’ultima. Le parole di Paola Cortellesi, Nicola Piovani, Loretta Goggi, Marco Giallini, Rosario Fiorello, Renzo Arbore
 i suoi amici storici, la sua famiglia.
Mesi immersi negli archivi alla ricerca del ‘segreto’ di Gigi Proietti. La prima produzione della mia  Alea Film- IIF Italian International Film e Rai Cinema
Un grazie speciale a Lexsus che ha coprodotto questo progetto che poi avrà il suo percorso al cinema”.
Bastano solo pochi minuti di pellicola girata da Edoardo Leo per sentire che a sorpresa, proprio quando non te l’aspettavi, le tue lacrime scendono sulle guance e sei tu per prima a meravigliarti di questo. Perchè seduta nella sale cinematografica quando tutto attorno a te è buio e lo schermo pare entrarti dentro, quell’uomo che si muove lì di fronte, con la voce possente, lo sguardo grande nel senso che va oltre quello che chiunque di noi da quella postazione vedrebbe, la figura che si muove con grazia sul palcoscenico, beh… non ce la fai proprio a pensare che non c’è più, anche se lo sai, ha regalato anche a te magnifici ricordi, mirabili interpretazioni, e sai di fortunata per averlo conosciuto.
Storia appassionata di un allievo che tributa il suo maestro. Storia appassionata di una città, Roma, che non voleva lasciare andare via la sua figura più iconoclasta, “Luigi Proietti detto Gigi”. C’è la sua famiglia nel racconto, le figlie Carlotta e Susanna,  c’è sua sorella Anna che ricorda come il suo primo applauso scrosciante lo prese a tre anni, e allora comincio’ a fare gli inchini verso il pubblico che lo applaudiva, sempre di più… sempre più inchinato… aveva recitato una poesia sui gradini di un altare, la notte del 24 dicembre 1944. La chiesa piena applaudì, lui prese coraggio e iniziò a ringraziare. Quella carriera così lunga e ricca si è chiusa in un’altra vigilia, inserita questa volta nel film che ne consegna l’ultima interpretazione: Io sono Babbo Natale. Lei lo ricordo un pò nello sguardo e racconta come suo padre cercò di ostacolarlo, perchè avrebbe voluto un figlio avvocato. E Gigi infatti studiò Giurisprudenza ma poi la forza del palcoscenico fu dirompente e lo portò via da quella professione che non avrebbe mai fatto. L’Università però fu “galeotta”, come si dice in questi casi, perchè fu al teatro dell’ateneo che iniziò la sua avventura…

“Sapevo della generosità, della sua umiltà. La cosa che ho scoperto è la fragilità”, dice Edoardo Leo. Tre anni di lavorazione, una lunga intervista realizzata al Globe, il teatro che ha creato, materiali antichi di repertorio e personali, sulla falsariga di quello di Londra, diventa il teatro dove si mette in scena Shakespeare, in mezzo a villa Borghese, dimentica i “dolori” del teatro Brancaccio, che aveva con amore rimesso in piedi, quando era praticamente morto, ma gli venne tolto con un colpo di mano, dall’oggi al domani e la direzione artistica dello stabile fu affidata a Maurizio Costanzo. Brutta pagina di politica culturale a Roma. Gigi non volle mai commentare quei fatti. A domanda rispondeva “No comment”. Il film racconta i suoi esordi da chitarrista, il manifesto di un veglione da cantante “dalla voce più melodica e moderna”, il duetto televisivo con Arnoldo Foà, fino all’esperienza del Teatro Stabile di L’Aquila e le sperimentazioni fino al

passaggio al Sistina, quando doveva sostituire Domenico Modugno e poi le folle che ogni sera attendevano di farsi ipnotizzare con A me gli occhi, please. Evocativo il racconto di Nicola Piovani: “Il teatro, dice, è quando l’attore esce dalla ribalta e va tra il pubblico”, è questo il miracolo di Proietti, questa sua unicità che Edoardo Leo ha colto, dell’essere tutt’uno con i suoi spettatori, di arrivare al ricco come al povero, di fare ridere la persona istruita e quella che non lo è alla stessa maniera”. Marco Giallini lo racconta nel loro ultimo film girato assieme: Io sono Babbo Natale. Fiorello spiega invece che con Proietti, e con “A me gli occhi please”, nasce il One man Show: lui sul palco fa tutto, recita, canta, suona, e tiene il palcoscenico per due ore intere. Da quel momento lo spettacolo non sarà più come prima, e infatti dopo di lui, in molti si sono avventurati sul palco da soli. Il cinema non ha il pubblico dal vivo e Gigi, dopo A me gli occhi, please, e 2500 persone tutte le sere per due anni, aveva assunto una dimensione da rockstar. Quella esperienza ha segnato un solco da cui è difficile tornare indietro. Alla fine gli spettacoli di “A me gli occhi please” si tennero al  teatro Tenda, a Tor di Quinto perchè nessun altro teatro riusciva a contenere tutto il pubblico, ed era il tutto esaurito ogni sera. Io stessa, per portare un ricordo personale, accompagnai mio padre quasi novantenne a vedere Proietti al teatro Tenda. Dopo il primo tempo, Gigi scese in platea a salutare gli spettatori, passò lateralmente a mio padre che lo chiamò come si fa a Roma: “A Gigi…” e lui si fermò a salutarlo e a ringraziarlo di essere lì…

 

(foto di simonetta ramogida)

 

Nel film documentario Federico Fellini dice: “Proietti sul palco è come vedere il fuoco, non ti chiedi quale è il processo cosa lo genera, lo guardi e basta”.

Edoardo Leo e Gigi Proietti si erano conosciuti nel 1997 sul set dello sceneggiato “Avvocato Porta”, di franco Gilardi e dice di essere intimorito da Gigi, di non essere mai riuscito ad avere un rapporto confidenziale con lui, quando gli propose nel 2017 un film documentario su di lui, “Gigi pensava di non meritare un documentario sulla sua vita. Eppure non conosco collega che, guardandolo, non diventava subito spettatore”, dice. Poi c’è l’amicizia con Vittorio Gassman che gli diceva come fosse maniacale e Gigi naturalmente gli rispondeva: “Senti da che pulpito”… Una grande amicizia cui fa riferimento nel film il figlio Alessandro Gassmann. Nella seconda parte della sua vita lui fa costruire un teatro, il Globe, in cui non si esibisce, qui cresce giovani attori, ma non vuole essere chiamato maestro, per lui si tratta solo di ridare senso al termine popolare”. Era un gigante, solo lui avrebbe potuto rifare dopo 50 anni  “Gastone” di Petrolini, chissà se qualcun altro prima o poi rifarà ” A me gli occhi please”…

La sua vita era il teatro, il cinema veniva dopo. E’ stata la sua compagna di tutta la vita, Sagitta ad aver aiutato Edoardo Leo a comporre il ricordo di Proietti, aprendo i cassetti chiusi da tempo.

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