Copertina Simonetta Ramogida
DI MANUELA METELLI
Diamo spazio e voce al tema delle diverse forme di violenza che si chiamino mobbing, stalking, bulling, cyberbullismo, straining, gaslighting, che colpiscono il mondo femminile, senza mai naturalmente dimenticare che anche gli uomini possono essere oggetto di molestie.

Secondo i dati statistici le donne che hanno già perso il lavoro a fine 2020 sono ben 99 mila per causa della pandemia Covid-19, su 101 mila lavoratori in meno.

Così il diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione, oggi è più che mai un privilegio, una fortuna.

Non c’è possibilità di riscatto, di autonomia, senza quella serenità economica che solo il lavoro può dare, quindi a questo esercito di donne auguriamo di ritrovare la felicità, perché anche di fronte alle forme di molestie l’unica salvezza per le donne è quella di camminare alla ricerca della propria indipendenza economica e di pensiero, così che possano “uccidere il cannibale”, in senso metaforico s’intende.

Chi è Simonetta Ramogida

Giornalista, fotografa, sono nata a Roma dove ho effettuato gli studi alla Sapienza e poi alla Luiss, conseguendo una laurea in Scienze Politiche e poi il master in Giornalismo e Comunicazioni di Massa. Ho studiato con Gino Giugni, esperto di diritto del lavoro, padre dello Statuto dei Lavoratori e poi con Giovanni Caravale il Mercato del lavoro, quindi i miei interessi sono stati da sempre rivolti al mondo del lavoro e alla sua segmentazione, al lavoro delle donne, ed al loro essere “forza lavoro marginale”, nonostante spesso siano più preparate degli uomini, che guadagnano in media anche il 30% in più delle loro colleghe donne.

Questo è il mio secondo libro e arriva cinque anni dopo “Roma Città Aperta Vito Annicchiarico il piccolo Marcello racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini. Un libro di cinema e di storia, il primo, contenente fotografie e documenti inediti, un romanzo più intimista per i risvolti psicoanalitici e diretto al mondo del lavoro e dell’informazione questo “Le molestie morali se incontri il cannibale uccidilo”.

Qual’è la storia di Anna, la protagonista?

La storia di Anna è quella di una bambina che incontra per la prima volta le molestie dentro un confessionale, poi tra le amicizie, infine nel mondo del lavoro mentre cresce, matura e inizia un percorso di consapevolezza e di conoscenza riappropriandosi di se stessa nonostante le molestie e le aggressioni verbali e formali, e seguendo la strada della ricostruzione “uccide il cannibale”, che metaforicamente rappresenta chiunque eserciti violenza, un prete, un compagno, un marito, un capo.

Come dice Totò nel film “Siamo uomini o caporali”, perché un caporale, un “molestatore”, lo riconosci… sono tutti uguali… a qualunque razza appartengano… Totò traccia il lato fisiognomico antropologico del molestatore, che sia un mobber, o uno stalker, che eserciti bullismo e gaslighting, o violenza sessuale.

Non è un caso che il libro inizi riportando la storia di un femminicidio.

Le molestie, è il senso del libro, avvengono nel mondo del lavoro e nella vita privata tra due persone apparentemente in posizioni diverse, uno forte, l’altro subordinato, succube, ma uno è il molestatore e l’altro si ammala, come nel caso del mobbing: il mobber è un malato (narciso frustrato) ma è il mobbizzato ad ammalarsi a causa delle molestie.

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a scrivere un libro sulle persecuzioni psicologiche di Anna?

Alcune esperienze, narrate, sussurrate tra i pianti che rompevano il racconto, di donne molestate nel matrimonio e nel lavoro mi hanno fatto riflettere su questi temi e poi la mia attenzione al mondo del lavoro dove le discriminazioni e le molestie che le donne subiscono sono perpetrate e spesso non vengono neppure riconosciute come tali, perché sono entrate profondamente nella nostra cultura, nel nostro modo di pensare, nei comportamenti e questo è gravissimo.
Anna, la protagonista del libro, non è altro che l’espediente per narrare queste distorsioni, poi il romanzo si è arricchito strada facendo di narrazione in narrazione, miscelando quanto osservato, condiviso e mettendoci anche un po’ di fantasia e anche un po’ di storia, quella con la “S” maiuscola, Il treno dei bambini, o Il treno della felicità, un percorso di affidamento dei bambini dopo la seconda guerra mondiale, ospitati dalle famiglie dell’Emilia Romagna, quando avevano perso tutto a causa della guerra e dei bombardamenti, e non avevano di che nutrirsi a Roma e nel sud d’Italia.

Simonetta: la scrittura del tuo libro è scorrevole, appassionante, non lo si lascerebbe fino alla fine; ritieni possa essere utile la lettura anche all’interno delle scuole, dove il tema del bullismo è particolarmente sentito?

Ritengo che nelle scuole si possa partire dal “Glossario”, molto esplicativo e che ho composto studiando anch’io alcune forme di molestie, come il mobbing economico, o lo stalking occupazionale.

Certamente è un tema che anima dibattiti nelle scuole partendo dal bullismo o dal cyberbullismo, ma i ragazzi dovrebbero anche essere sensibilizzati sui temi dell’uguaglianza uomo- donna e sui diritti negati nel mondo del lavoro perché saranno le donne e gli uomini di domani.

E’ importante leggere il libro di Simonetta Ramogida per trovare la forza di indignarsi e di lottare contro ingiustizie e sopraffazioni.

Simonetta qual’è il messaggio che vuoi dare alle tante donne vittime del proprio carnefice?

In che modo possono riscattarsi e tornare a vivere con serenità?

Il messaggio è positivo anche nel titolo, “se incontri il cannibale uccidilo”, significa, anche se nel corso della tua vita ti troverai ad affrontare colui che vuole “mangiarti”, divorarti come un cannibale, sappi che ce la potrai fare, potrai tu annientarlo e “ucciderlo” ma è necessario chiedere aiuto, come fa la protagonista del libro, Anna. Farsi ascoltare, non avere paura proprio quando la paura morde e ti sembra di non potercela fare, ci sono gli strumenti, le istituzioni, i numeri per chiedere aiuto, le associazioni femminili che intervengono.

L’importante è prendere atto che ci troviamo di fronte a un problema e che dobbiamo risolverlo, il primo atto è averne la consapevolezza, poi tutto si fa più facile, possibile, è così che nasce la via di fuga, la strada per la rinascita, per la ricostruzione e per la salvezza.

Non chiederti “perché è successo proprio a me”, non sentirti in colpa.

E’ successo ma la strada per la soluzione c’è e a volte è anche più semplice di quanto le nostre paure possano impedirci di attraversarla.

Manuela Metelli

Per maggiori informazioni sul libro “Le molestie Morali se incontri il cannibale uccidilo”
e la sua autrice  visita  il sito web.
Il libro è corredato di alcune fotografie della stessa autrice, altre storiche
che si riferiscono all’esperienza  de “Il treno della felicità” e risalgono al 1947-1948.

www.foodwineartefinanza.it