MOVIE/ ROBERTO ROSSELLINI: NASCEVA OGGI IL PADRE DEL NEOREALISMO CHE RIVOLUZIONO’ IL MODO DI FARE CINEMA

115 anni fa nasceva Roberto Rossellini, regista, padre del Neorealismo. Tra i suoi film più noti e intensi, “Roma città aperta” (1945) con Anna Magnani. È scomparso il 3 giugno 1977. Ecco un estratto del mio libro: Roma Città Aperta Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello, racconta il set con Anna Magnani, Aldo Fabrizi Roberto Rossellini, edito da Gangemi.

 

Dal Barbiere…. 

 

“Roberto Rossellini e Aldo Venturini si conobbero dal barbiere. O meglio avevano lo stesso barbiere
in via Lombardia, una traversa di via Veneto, vicino a via Ludovisi dove il regista era nato e dove
c’era l’abitazione della sua famiglia, e nei pressi di via Lazio, dove invece Aldo Venturini,
originario di Prato, commerciava matasse di lana. Aldo Venturini viveva con la moglie Tina e i suoi
tre figli, Paola, Letizia e Sandro, ai quali si aggiunse qualche anno dopo anche Claudio, che io ho
conosciuto solo dopo. Quando oltre cinquant’anni dopo il film venne a cercarmi.

Qualche volta anche Sergio Amidei andava a farsi fare la barba a via Lombardia. Era il luogo dove
lui e Roberto Rossellini sapevano di poter trovare quel commerciante di lane che avrebbe loro
permesso di realizzare il sogno…
Aldo Venturini, che era un partigiano, prima di decidere di diventare produttore del film aveva
staccato già qualche assegno per permetterne il proseguimento. Gli piaceva l’idea di fare del
mecenatismo. Aveva deciso di partecipare alla realizzazione di quel progetto anche solo prestando a
Roberto Rossellini i soldi di cui aveva bisogno. Ma quei soldi erano tanti. Veramente tanti. All’inizio
si trattò comunque solo di prestiti.
Il suo barbiere continuò a fargli la barba anche quando si trasferì in una grande casa al quartiere
Prati, a via Avezzana, e fino alla fine dei suoi giorni. Quando infatti Aldo Venturini si ammalò, il
barbiere che aveva fatto incontrare nel suo locale un regista, uno sceneggiatore e un partigiano,
continuò ad andare abitualmente a casa sua con il pennello e la crema da barba.
Ma c’era anche un’altra importante conoscenza in comune tra il regista del neorealismo e il
produttore di matasse di lane.
Avevano infatti anche lo stesso avvocato, Angelo Mormino, che lavorò ad una loro possibile intesa.
Aldo Venturini aveva infatti ricevuto da Roberto Rossellini la proposta di partecipare al
finanziamento di Roma Città Aperta ma mai avrebbe pensato di diventarne anche il produttore.
Aveva intanto portato a Roberto Rossellini un assegno che avrebbe potuto garantire di arrivare alla
conclusione del film.

 

 

Aldo Venturini volle che il film gli fosse intestato, come garanzia per il denaro che aveva anticipato,
ma si vide presto costretto a cederne i diritti alla Minerva Film per rientrare del suo investimento.
Ebbe diciassettemilioni e cinquecento mila lire. Il film ne era costato undici. Aveva guadagnato
poco meno del doppio. Il suo investimento fu di nove milioni e mezzo, che per quell’epoca erano
tanti soldi, ma non immaginava che il film avrebbe incassato molto, ma molto di più.

‘’Era stato un affare, ma poteva essere un affarone’’, spiegava in un’intervista Adriano Aprà, il
critico cinematografico forse più esperto di Roma Città Aperta.
La Finanza non aveva mai creduto che il film fosse stato venduto per soli tredici milioni di lire e
Aldo Venturini ebbe molti problemi per questo. Gli ultimi anni della sua vita furono devastanti sotto
questo aspetto.
Gli furono pignorate le case ed ebbe problemi per tutti gli investimenti che aveva effettuato, quando
già sua moglie Tina non c’era più. Ed era stata soprattutto lei, con grande capacità, a scegliere gli
investimenti finanziari e immobiliari derivanti dalla vendita dei diritti del film.

A Roberto Rossellini si rimproverava di non aver realizzato un film, ma un reportage sulla
Resistenza. Una pagina di cronaca. Era il vero volto della guerra e di come l’aveva vissuta la
popolazione. Era pura verità. Quindi non era arte. Non era un film. Era pura cronaca.
A distanza di tempo lui stesso riconobbe l’influenza del documentario di guerra sul quale si era
formato”.

 

 

 

AL MARE A SANTA MARINELLA, sul furgone della produzione

D’estate a volte andavamo a Santa Marinella, al mare, con un furgone che
Roberto Rossellini usava anche per le riprese. Siccome eravamo in tanti, mettevamo le sedie sul
furgone e uno di noi si sedeva davanti nella cabina assieme all’autista. Un giorno Roberto
Rossellini, che era seduto con noi proprio sul furgone, ad un certo punto disse di aver trovato
cinquemila lire. E chiedeva di chi fossero, chi li avesse persi. Siccome nessuno rispondeva, allora
disse che li avrebbe regalati a me.
Ecco, lui era un uomo capace di tanta generosità, di tanta gentilezza. Sapeva
che se mi avesse regalato cinque mila lire io avrei preso quell’atto come
un’elemosina, così, volendomi fare un regalo, inventò di averle trovate e di non sapere di chi
fossero. ..
Tra di noi c’era grande familiarità, anche se io lo chiamavo ‘dottore’, mai per nome. Spesso sul set
scherzavamo, e io gli dicevo: ” a dottò guarda che me fa’ male un ginocchio!!” Lui così mi
riprendeva e affermava: ”e che ce posso fa’ io mica so’ un medico!”. E io, non contento continuavo
col dirgli: ”ma come? Nun sei un dottore?”

 

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