LIBRI/ EDOARDO NESI, LA MIA OMBRA E’ TUA: 265 PAGINE PER DIRE UN’UNICA COSA: “L’AMORE NON FINISCE”, TUTTO IL RESTO E’ NOIA

Non mi piace sprecare il mio tempo. Spreco moltissimo del mio tempo, adoro l’ozio, mi rende creativa ma non sopporto di sprecare il mio tempo leggendo libri brutti strombazzati dalla stampa come capolavori o libri da non perdere. Mi aspettavo di più dal libro di Edoardo Nesi, “La mia ombra è tua”, edito da La nave di Teseo, 18,00 euro per 265 pagine di cui più di 200 assolutamente noiose, con una costruzione dei personaggi senza particolare appeal, pieno di frasi tipo “ci droghiamo”, “tirò una riga” (assolutamente inutili e malsane), certo come recita il libro “il racconto di un giorno che vale la vita intera”, perchè quel giorno il protagonista ritrova a 55 anni, il suo amore giovanile che a 54 anni “è ancora una gran fica” e … non rivelo il finale del libro … ” siamo quasi coetanei”… (lei ha due mesi meno di lui,ndr). Nesi ha vinto il Premio Strega nel 2011 con il libro “Storia della mia gente” e ha pubblicato diversi altri volumi.

 

Il punto è che il libro non è minimalista, non è letteratura, a sprazzi dà dimostrazione di cultura con citazioni varie per sembrare di non essere banale, come questa: “Comunque siamo stati insieme tutta la vita. Se conti anche tutto il tempo che abbiamo passato a pensarci”.  Ma bisogna toccare la soglia delle 185 pagine per arrivare al dunque. L’autore dice in una intervista che non ama i libri in cui si capisce il finale dopo le prime 100 pagine, ma anche leggerne quasi 200 senza capire dove vada a parare non è un bel modo di passare il tempo. Mi sono quindi imposta di arrivare fino al termine del racconto con una massiccia dose di masochismo, ma avevo speso 18,00 euro per un libro e avrei invece potuto comprarne magari un altro con quei soldi. Anche lo strombazzamento dei social  che riportano gli avvenimenti al 2019 e convincono una valanga di persone ad andare ad ascoltare Vittorio Vezzosi dopo anni di silenzio, non riesce a imprimere al testo la potenza del mezzo e l’originalità nell’averlo descritto.

 

Il libro nelle ultime pagine in parte si riscatta, perchè c’è un finale, c’è un messaggio, che dopo notti di alcool e droga è un messaggio positivo che parla d’amore. Un amore cominicato 34 anni prima, una passione incontenibile che ha la pienezza della nostalgia. Tuttavia il tentativo di scrivere una storia On the road, per dirla con Jack kerouac, da Firenze a Milano su una Jeep del 1979 invece che sulla Harley Davinson di Easy Ryder non mi sembrerebbe riuscito. Non so quanto nel libro ci sia di autobiografico: parla comunque di uno scrittore e di un giovane assistente precario che non trova lavoro che riporta ai nostri giorni, al rapporto tra presente e passato, alla nostalgia. Il giovane, soprannominato Zapata, viene coinvolto nella rocambolesca vicenda d’amore del Vittorio Vezzosi, scrittore di un solo libro ma di successo, dal titolo ” I lupi dentro”, a cui deve la sua enorme ricchezza…

Il libro l’ho lasciato su una panchina lungo i viali di Villa Borghese. Forse qualcuno lo troverà interessante, perchè no?

 

 

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