TRAVEL/ IN CALABRIA TRA IL PROFUMO DI BERGAMOTTO LE VECCHIE RISAIE I VITIGNI AUTOCTONI E LA RIVERA DEI CEDRI

A settembre… è meglio. Le strade sono meno congestionate il traffico meno rallentato e in una regione con pochi collegamenti questo fa la differenza. Ti consente di spingerti in luoghi che distano dalla tua temporanea residenza e che altrimenti non vorresti raggiungere per non passare due ore in auto. C’è una Calabria storica, religiosa che passa attraverso un itinerario “bizantino” parte da Stilo dove la Cattolica sovrasta un territorio sabbioso che si spinge con la sua fiumara fino al mar Jonio, Da lì si può risalire passando per Ferdinandea, la residenza estiva di re Ferdinando II, attraverso i monti si arriva fino alle Serre Calabre dove a Serra San Bruno si può visitare la Certosa e il suo Museo: una meraviglia dove ancora oggi le donne non possono accedere e i monaci certosini producono dei formaggi buonissimi.

 

 

Ci sono i resti della Magna Grecia da visitare in Calabria e tra questi  il Museo di Monasterace con i suoi mosaici antichi e il tempio di Hera Lacinia a Isola Capo Rizzuto, dove c’è anche il Castello Aragonese, perchè qui tutte le dominazioni hanno lasciato traccia, anzi castelli. A Corigliano c’è il Castello Ducale, il più grande e meglio conservato della regione, diede i natali a Carlo D’Angiò, re di Napoli e di Sicilia. Corigliano è un borgo medievale che conserva ancora tesori d’arte poco conosciuti. Sospeso tra le colline e il mare i suoi vicoli sono suggestivi i colori caldi dai profumi intensi. Nel territorio dell’alto Jonio con il suo panorama mozzafiato domina la Rocca Palatina Medievale. Anche a Roseto Capo Spulico c’è un castello ferediciano praticamente nell’acqua. Siamo nel cosentino e Roseto nel periodo della Magna Grecia era considerata una città satellite rispetto a Sibari, la patria della liquerizia: viene esportata in tutto il mondo è la migliore che c’è. Ma Sibari è anche nota per avere avuto le prime risaie di tutto il territorio nazionale e ancora oggi il riso prodotto in questa città dell’alto Jonio è di grande interesse per gli chef.

A Roseto erano coltivate le rose, i cui petali servivano per riempire i materassi su cui i sibariti dormivano. La Roseto odierna nacque nel decimo secolo dopo Cristo, il principe Roberto il Guiscardo vi costruì tra il 1058 e il 1085 il Castrum Roseti, mentre raggiunse il suo massimo splendore nel 1260 quando fu costruito il Castrum Petrae Roseti (castello di Roseto) dato in feudo ai baroni della Marra. Dal 1623 al 1671 fu feudo della famiglia Rende di Bisignano, in persona dei baroni Lucantonio e Carlo.

 

 

 

 

 

Il cinquecento calabrese si affaccia nel Palazzo Rinascimentale Spinelli che sorge nell’antico borgo di Aieta che sovrasta Praja a mare

e domina un panorama imperdibile. Fu fatto costruire nel XVI sec. dai Marchesi Cosentino, signori di Aieta dal 1577. Il Palazzo passò nel 1571 ai Cosentino e fu venduto agli Spinelli di Scalea nel 1767. Nel 1913 fu dichiarato monumento nazionale, per poi diventare di proprietà del Comune di Aieta nel 1980. Di Castello in Castello si arriva a Santa Severina: il Castello normanno detto anche Carafa o di Roberto il Guiscardo, il re normanno che ne ordinò la costruzione nell’XI secolo, si estende in una superfce di quasi diecimila metri quadrati e domina la valle del fiume Neto e le colline del Marchesato di Crotone, è composto da un mastio quadrato e da quattro torri cilindriche che si trovano ai lati del castello e d è fiancheggiato da quattro bastioni in corrispondenza delle torri. Ancora un Castello normanno svevo a

Squillace, piccolo gioello incastonato tra le colline che guardano verso il mare che disegna un meraviglioso golfo. Squillace anticamente sito religioso sede vescovile, oggi vive grazie alla sua antica storia che mischia arte e artigianato e produce delle meravigliose ceramiche che possono fare invidia a quelle di Grottaglie o di Caltagirone. La scuola di ceramica antica ha ripreso infatti i disegni greco-romani e li ha riadattati su forme di ceramiche moderne. L’antica Scolacium sovrasta quella fetta di ma Jonio tanto bella da lasciare senza fiato con le sue distese di sabbia bianca e le rocce che compaiono all’improvviso verso Copanello, con le Grotte di San Gregorio, o i massi di Pietragrande.

 

 

Anche a Roccella jonica dove si svolgono i concerti jazz, il palcoscenico è all’interno di un Castello Svevo: qui vengono i migliori jazzisti di tutto il mondo. Io sono stata fortunata ed ho potuto ascoltare Michel Petrucciani, un regalo per me. Un concerto che non ho potuto dimenticare.  A Reggio Calabria si va per vedere il Museo dove sono custoditi reperti archeologici ma anche i Bronzi di Riace. Si rimane senza fiato alla loro vista, non potevano che essere che dei… Da lì si può prendere l’autostrada che porta verso Lametia Terme fermandosi di tanto in tanto. Come si fa a non vedere Scilla? Un gioiello costruito nell’acqua dove le case si specchiano.

 

 

 

Se si ama l’artigianato locale una sosta vale la pena farla prima a Bagnara (Vagnara, in dialetto) e poi Seminara: qui la manifattura delle giare, delle pigne, dei tazzaroli cambia e ha un che di ancestrale, anche i colori sono più intensi: domina il verde oliva. Forse perchè guardandosi alle spalle con il volto verso il mare le colline sono piene di alberi di ulivo, di quelli centenari però alti quasi a voler toccare il cielo. Superando la costa viola dove conviene fare un bagno, si arriva a Pizzo Calabro e a Tropea, località turistiche rinomate piene di storia e cultura. A Pizzo Calabro, dopo aver visitato la casa di Gioacchino Murat, bisogna per forza assaggiare il tartufo, che è un gelato al cioccolato esportato in tutto il mondo anche negli Usa. Pensate che fino a una decina di anni fa, veniva esportato in America ma non si trovava sulla costa jonica calabrese. Ora qualcosa è cambiato: il tartufo si trova un pò ovunque, i pasticcieri lo fanno anche alla nocciola e al pistacchio, ma venire a Pizzo Calabro e gustarlo nella piazza principale della cittadina assistendo allo struscio serale è un piacere da condividere con gli amici per poi assistere al tramonto sulle acque del Tirreno che qui è veramente particolare, di fronte si scorge lo Stromboli. Hai voglia a dire che i tramonti sono tutti uguali… Qui a Tropea lo Stromboli fa la differenza…Vecchi e nuovi ristoranti preparano la pasta Stroncatura, antica tradizione di pasta realizzata con farine non raffinate, si fa con le acciughe, il pane “ammojjhiato” il peperoncino olio evo naturalmente ed è una bontà. Bagno nelle acque di Tropea prima di proseguire nell’immaginario viaggio panoramico. Un luogo fuori dai circuiti turistici è Tiriolo, Un borgo che si erge sulle colline e che custodisce la tradizione delle “pezzare” i tappeti realizzati con i ritagli di stoffe e con le calze da donna ormai dismesse. E’ ancora possibile incontrare qualche vecchina con i vestiti tradizionali. Un luogo assolutamente da visitare è il Monte di Sant’Elia che scende a picco verso il mare. Si trova nel comune di Palmi, crinale costiero del massiccio dell’Aspromonte ed è chiamato anche  “il balcone sul mare Tirreno”. Lo strapiombo più emozionante della Calabria.

 

 

Proseguendo verso Catanzaro, è possibile raggiungere la Sila piccola e sostare a Camigliatello, un luogo che non ti aspetteresti di vedere in Calabria, molto gradevole, con delle strutture architettoniche che sembrano portarti in Svizzera o in Svezia e che è l’avamposto della Sila Grande, piccolo paradiso che custodisce alberi secolari. A settembre è facile trovare le fettuccine con i porcini nei ristoranti locali e chi ha voglia di un bagno può addentrarsi verso Lorica, ma si può arrivare fino a Cecina e al lago Ampollino in un paesaggio che muta e che scende verso il mare fino al crotonese. Abbiamo però dimenticato a proposito di monti, le bellezze dell’Aspromonte. Un luogo con una vegetazione talmente fitta e intensa da lasciare senza fiato e impedire a volte la possibilità di addentrarsi tra i sentieri. Gambarie è la località turistica più nota nel parco nazionale dell’Aspromonte.

 

 

L’area molti borghi storici come Gerace, Africo e di grande interesse è il sentiero dei Greci. In alcune zone le segnaletiche stradali qui vengono indicate in italiano e in greco. A proposito di borghi un posto mozzafiato è senz’altro Pentadattilo che è una frazione di Melito Portosalvo.  Ma anche Rocca Imperiale mantiene tutto il suo antico fascino.

 

 

Sul versante dell’alto Tirreno alcune delle più belle località turistiche nella Riviera dei Cedri: San Nicola Arcella, Scalea, Praia a Mare, Diamante, meta preferita dagli amanti del peperoncino con la sua rassegna sul peperoncino jazz, richiama appassionati di tutto il mondo. Questa costa prende il nome dalla coltivazione dei cedri nella varietà del cedro liscio, si coltiva il 98% della produzione nazionale, tanto che il cedro di Diamante viene definito “l’oro verde di Calabria”. Difatti, è la qualità più diffusa e ricercata nell’industria agroalimentare.

Il cedro è una pianta delicatissima bisognosa di continue cure e attenzioni. L’origine della coltura del Cedro è antichissima.

Secondo alcuni studi la sua coltivazione risale al tempo degli egiziani, quindi a circa quattromila anni fa. In Italia il cedro era già noto al tempo della Magna Grecia e dei Romani. A quei tempi, però, non veniva utilizzato come alimento ma come repellente contro zanzare e altri insetti. La teoria più accreditata sulla sua diffusione è quella che attribuisce il merito alle comunità ebraiche. Infatti, importandolo dall’Egitto, ne diffusero la coltivazione prima in Palestina e poi in tutte le altre regioni dove furono costretti a emigrare per sfuggire alle deportazioni. Il Cedro è un agrume molto legato alla cultura e alle tradizioni ebraiche.In particolare, il Cedro Calabrese viene impiegato durante una delle più importanti Feste Ebraiche: la Sukkoth o Festa dei Tabernacoli. I Rabbini di varie parti del mondo, giungono in Calabria alla ricerca dei Cedri perfetti da poter utilizzare tra settembre e ottobre durante la Festa. E’ricco di vitamine e sali minerali utili al nostro organismo. Possiede flavonoidi, potenti antiossidanti, proprietà germicidi, disinfettanti, digestive. Viene impiegato nella produzione dei canditi che vengono utilizzati per la preparazione di vari dolci. Oppure, vengono ricoperti di cioccolato e consumati durante le festività natalizie. Un altro frutto assai importante per l’economia calabrese è il bergamotto, molto utilizzato nella preparazione dei profumi, praticamente si produce nella costa reggina calabrese. Da qualche tempo i pastifici hanno cominciato a commercializzare la pasta al bergamotto, una vera delizia, molto gustosa soprattutto se preparata con il condimento di pesce e con l’aggiunta dei pistacchi.

 

 

 

Un’altra pasta tipica della cucina calabrese è la fileja: si prepara con acqua e farina, senza uova, e viene arrotolata al ferretto, praticamente i ferri aperti sui due lati che si usavano un tempo per fare i calzini. Si prepara con il sugo di carne di vitello, una buona manciata di formaggio grattugiato  ma da qualche anno i ristoratori vicino al mare la propongono con un condimento a base di pesce ed è veramente buona. Tanti i vini in abbinamento della regione, in particolare il vino bianco Critone Librandi doc 2018 è perfetto per i sapori di mare.

 

 

 

Questo cibo si abbina bene con un rosso Cirò Rosso Classico doc. Ma sono tante le cantine sparse nel territorio calabrese che coltivano ottimi vitigni autoctoni a cominciare dal Gaglioppo, dal Mantonico, per finire al Greco bianco, al Greco nero (Sibari), in ultimo l’Iuvarello, la Guarnaccia,il  Magliocco, il  Nerello e molto altri. Vala la pena fare una visita a Cirò solo per attraversare le colline vitate e fare sosta in cantina con i produttori dove è possibile acquistare anche il vino sfuso non imbottigliato: stessa qualità a prezzo inferiore. Rimanendo in tema enogastronomico, spesso i produttori di vino si dedicano anche all’olio. L’olio, in Calabria ha diverse sfumature di sapori e di odori a seconda della costa, tirrenica o jonica, dell’altitudine, della presenza nelle vicinanze del mare. Gli ulivi nella parte alta del Tirreno, quella reggina, sono enormi, con delle chiome spettacolari, ma le più belle distese di piantagioni sono state distrutte per fare posto al porto di Gioia Tauro. Un paesaggio diverso da quello che in altre regioni vede gli alberi di ulivo bassi e con una chioma comunque piccola. Qui i rami sembrano voler toccare il cielo e dimostrano tutta la loro magnificenza, a volte centenari, si ergono su e su e ancora oggi offrono i loro frutti con il miglior olio di olivo extravergine che combina le caratteristiche di essere al palato un pò “pepato”, con un retrogusto forte…come Dio comanda… E a proposito di pepe, il pepe nero silano è un must capace di migliorare ogni piatto. Anche la paprica in Calabria viene prodotta in gran quantità, non c’è bisogno di andare in …India. Il peperoncino poi… Le spezie qui sono essenziali, anche per la preparazione delle carni: la soppressata e il capicollo per esempio, ma sono presenti anche nella ‘nduja che si usa nella preparazione dei condimenti per la pasta, oppure si mangia sulle bruschette prima abbustolite e poi lievemente imburrate. E una volta andati in Sila, si fa un gran peccato a non assaggiare i butirri… Provare per credere.

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