FOTOGRAFIA/ POTENTE E SPREGIUDICATO LE IMMAGINI PIENE DI DESIDERIO DI ROBERT MAPPLETHORPE IN UNA MOSTRA A PALAZZO CORSINI

Il nero non è mai stato così nero e le orchidee e i gigli i papaveri, le nature morte non sono mai stati così magneteci. Come lo sono quei corpi oggetto del desiderio, e quei ritratti: Patty Smith, Andy Wahrol, Amanda Lear.

 

Le fotografie di Robert Mapplethorpe le ho viste per la prima volta proprio a New York al Getty Museum, era il 1992 e non ho mai più dimenticato la carica erotica del suo linguaggio fotografico: forte, potente, sconosciuto per me. Sono rimasta impressionata da quelle immagini così cariche di messaggio e nello stesso tempo piene di dolcezza e di desiderio. I corpi così scolpiti non erano mai stati immortalati in una immagine così folgorante. I suoi fiori nel contrasto del bianco e nero esprimevano erotismo. La fotografia di Robert Mapplethorpe si riconosce quasi a prima vista. Inconfondibile, rivoluzionaria, spregiudicata, ma che contiene in questa sua esuberanza anche qualcosa di estremamente classico. Forse chissà, proprio perchè ha fotografato quei corpi nudi di uomo infrangendo un tabù. Ed è proprio nel classicismo che l’arte si rivolge verso il corpo e lo celebra con le sculture dando forma alla materia che lo interpreta. Prepotente è il suo linguaggio che non può non destare ammirazione oltre la sorpresa, quasi la vergogna.

Ora una mostra a Roma, a Palazzo Corsini celebra questo spregiudicato fotografo che ha voluto rappresentare la sua omosessualità con un linguaggio fotografico che quasi tramuta le forme e gli oggetti, in oggetti del desiderio. L’originalità della mostra romana è nell’essere riusciti a mettere in evidenza proprio con un allestimento accanto a esposizioni di quadri, le “pitture” fotografiche del maestro americano.

Una mostra da vedere senza pregiudizi.

 

Sono Le Gallerie Nazionali di Arte Antica a presentare dal 15 marzo al 30 giugno 2019, nella sede di Galleria Corsini a Roma, la mostra Robert Mapplethorpe. L’obiettivo sensibile, a cura di Flaminia Gennari Santori. L’esposizione prosegue il dialogo e l’intreccio tra passato e presente iniziato con l’esposizione di Parade di Picasso nel 2017 e la mostra Eco e Narciso nel 2018, tratto distintivo della strategia delineata dalla direzione del museo.

 

Nella prima Galleria troneggia l’autoritratto dell’artista (Self Portrait, 1988) morto a 42 anni di Aids nel 1989. E poi ritratti, nudi maschili, nudi femminili, come quello della sua musa, la culturista Lisa Lyon, e ancora nudi omoerotici accanto a immagini di fiori.

“Mapplethorpe è stato un grande fotografo, che usava la fotografia come mezzo, non si era necessariamente formato come fotografo, ha sempre detto che se fosse vissuto prima sarebbe stato uno scultore. Infatti i suoi soggetti principali sono statue di nudi, nature morte e poi naturalmente quello per cui è diventato rinomato e controverso è la scena sadomaso newyorkese degli anni Settanta.

 

 

 

La mostra, che raccoglie quarantacinque opere, si concentra su alcuni temi che contraddistinguono l’opera di Robert Mapplethorpe (1946 -1989), notissimo, rivoluzionario e controverso maestro del secondo Novecento: lo studio delle nature morte, dei paesaggi, della statuaria classica e della composizione rinascimentale.

 

 

 

La scelta della curatrice di fare una mostra su Robert Mapplethorpe è ispirata alla pratica collezionistica dell’artista, avido raccoglitore di fotografie storiche, passione che condivideva con il compagno Sam Wagstaff, la cui collezione costituisce un fondo straordinario del dipartimento di fotografia del Getty Museum. La selezione delle opere e la loro collocazione nella Galleria rispondono a diverse intenzioni: mettere in luce aspetti del lavoro di Mapplethorpe che risuonano in modo particolare con la sede museale, intesa come spazio — fisico e concettuale — del collezionismo, per innescare una relazione inedita tra i visitatori, le opere e gli ambienti della Galleria.
Il 2019 è il trentesimo anniversario della morte di Robert Mapplethorpe e questa iniziativa, organizzata in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation di New York, si iscrive in una serie di mostre dedicate all’artista, tra le quali una grande retrospettiva al Guggenheim di New York e, in Italia, quella al Museo Madre di Napoli che si concentra in modo inedito sull’intima matrice performativa della pratica fotografica dell’artista.

 

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