MOVIE/ FESTA DEL CINEMA DI ROMA E’ IL GIORNO DI “DIARIO DI TONNARA” DA GIOVANNI ZAPPEDDU CON DOCUMENTI ORIGINALI DI FOLCO QUILICI E IL PRINCIPE FRANCESCO ALLIATA

 

 

Il rito, la religione, la fiducia nella natura, la condivisione e l’amore per il mare: è tutto questo “Diario di Tonnara”, presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma. C’è dentro anche la storia di questa antica pesca attraverso i documenti originali girati da documentaristi del calibro di Folco Quilici, che tra i primi fu attratto da questa antica tradizione, e il principe Francesco Alliata.

E’ un viaggio a ritroso in un mondo scomparso, quello dei tonnaroti, il documentario diretto da Giovanni Zoppeddu, prodotto dall’ Istituto Luce Cinecittà, che arriverà nei cinema il prossimo anno.

 

La voce narrante in questo percorso fra passato e presente è quella di Ninni Ravazza, sub che ha lavorato per anni nella tonnara di Bonagia e che ha scritto un libro di memorie a cui il regista si è ispirato. Dal documentario emerge il senso di comunità e del lavoro che univa quei pescatori, figure diventate quasi mitologiche. Le storie di mare mostrano la fatica di vivere, la fiducia nel sacro, ma anche la passione per il proprio lavoro. Alcuni filmati di repertorio usati da Zoppeddu erano stati girati da maestri come De Seta, Quilici, Alliata.

 

“Quei filmati mostrano volti scavati dalla fatica, mostrano gli italiani che eravamo, che ad un certo punto sono diventati scomodi – ha detto il regista – il documentario pone anche una domanda: abbiamo fatto bene a cancellare quel mondo e stiamo andando nella direzione giusta?”.

“Oggi la pesca è industriale, si fa con grosse imbarcazioni che inseguono i tonni, una volta prima della mattanza c’erano tre mesi di lavoro e di attesa da parte dei pescatori. – ha spiegato il regista – La spettacolarizzazione della mattanza li ha sicuramente penalizzati. Dopo di che il loro, qualche anno fa, è stato dichiarato il sistema più ecosostenibile di pesca”. Oggi in Sicilia non ci sono più tonnare, mentre sopravvivono a Carloforte, in Sardegna, dove, come ha spiegato il regista, ancora sono coinvolti molti giovani del posto.

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