MOVIE/ ERMANNO OLMI, L’UOMO AL CENTRO DELLA SUA POETICA LA RELIGIONE SULLO SFONDO

 

 Padre ferroviere madre operaia, la sua è una famiglia profondamente cattolica, e la religione guiderà tutta la sua vita, e il suo lavoro di regista. Nasce a Bergamo e studia recitazione a Milano. Il suo sorriso, la sua gentilezza lo rendono inconfondibile quasi a voler manifestare comunque e sempre la positività della vita. Anche quando da ragazzo rimane orfano, anche quando ormai malato dice però alla stampa che trova ancora motivi per essere positivo e per cogliere nel giorno che trascorre elementi per i quali vale la pena esserci. Ermanno Olmi, ora non c’è più, ma rimangono le sue opere. Un grande dono, da parte di un grande maestro del cinema. Forse uno degli ultimi dei più grandi, appartenenti a quella generazione che hanno contribuito anche con le loro pellicole a ricreare una storia nazionale, un orgoglio tutto italiano, anche se passando da una guerra, vivendo nelle campagne avendo bisogno di tutto. Ecco l’identità di un popolo che ha attraversato mille e una sofferenza. Perde suo padre durante la guerra. A Milano comincia a realizzare i suoi filmati e produce documentari industriali, ponendo l’attenzione sul lavoro degli uomini. Perchè l’uomo è sempre stato al centro della poetica di Olmi. Nel 1959  debutta sul grande schermo con una storia imperniata sull’amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga e ambientato nell’isolamento e nella solitudine dell’alta montagna. Il titolo è Il tempo si è fermato.  Già in questo esordio si evidenziano i temi tipici della sua attività cinematografica e dispiegati nella fase del regista maturo, fedele alla propria cifra stilistica. Profondamente legato alle proprie origini rurali e modeste, privilegia i sentimenti delle persone semplici, il rapporto con la natura, e spesso offre uno sguardo sulla solitudine e sulle sue conseguenze, da qui la scelta di lavorare con attori non professionisti.

Due anni dopo con Il posto, ottiene ottime recensioni da parte della critica. Il film ruota intorno alle aspirazioni di due giovani alle prese con il loro primo impiego. La pellicola si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia del 1961. Successivamente con I fidanzati si ritrovano ancora l’attenzione al quotidiano, alle cose semplici della vita, alle vicende del mondo operaio; il tutto intessuto da una vena intimista. Gira in seguito E venne un uomo, e poi un’attenta e partecipe biografia di papa Giovanni.

Il grande successo arriva con L’albero degli zoccoli nel 1978 quando Olmi ritrova l’ispirazione e dà alla luce quello che molti considerano il suo capolavoro assoluto, che si aggiudica la palma d’Oro al Festival di Cannes e il Premio Cesar per il miglior film straniero. Il film getta uno sguardo poetico, ma allo stesso tempo realistico, privo di sentimentalismi, al mondo contadino, l’ambiente nel quale Olmi è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato. Si trasferisce da Milano ad Asiago dove da quel momento risiederà.

É morto a 86 anni. Da tempo malato, si è spento all’ospedale di Asiago, nel vicentino, dove era ricoverato. Il regista di origine bergamasca, nato nel luglio del 1931, ha esordito nel cinema alla fine degli anni ’50 privilegiando temi e sentimenti che resteranno centrali in tutta la sua lunga carriera. Le persone semplici, la celebrazione delle sue origini rurali e modeste, il quotidiano, il rapporto con la natura, le solitudini.

Altri successi importanti arrivarono con “Lunga vita alla signora!”, premiato al Festival di Venezia con il Leone d’Argento e “La leggenda del santo bevitore”, Leone d’Oro.

Nel 1993 per “Il segreto del bosco vecchio”, dal romanzo di Dino Buzzati, scelse Paolo Villaggio, un evento raro per lui che ha sempre privilegiato attori non professionisti. E nel 2001 diresse lo storico “Il mestiere delle armi”, con cui si aggiudicò 9 David di Donatello. Apprezzato a livello internazionale, ha collaborata con registi come Abbas Kiarostami e Ken Loach nel film “Tickets”. Nel 2008 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Il suo ultimo film, “Torneranno i prati”, era uscito nel 2014.

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