ANNA MAGNANI 110 ANNI DOMANI, PRIMO OSCAR NELLA STORIA DEL CINEMA ITALIANO

Ieri è venuta una ragazzina piccola, mora, con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono affidate: è già un’attrice, la scuola non può insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sé”. Questo raccontava Suso Cecchi D’Amico, ricordando le parole di suo suocero Silvio D’Amico, quando era professore di Teatro alla Scuola di Recitazione Eleonora Duse.

Lui rimase impressionato dallo sguardo intenso e dalla sua capacità di vivere il corpo al punto di parlarne con i suoi famigliari (Roma Ciità Aperta, Vito Annicchiarico racconta il set, pag.71 edizioni Gangemi).

 

 

 

 

 

 

Invece, Ascanio Celestini, a proposito della scena in cui Anna Magnani (Pina) viene travolta da una scarica di mitra rincorrendo Francesco, scrive: “Lei muore prima di toccare a terra, mentre sta volando, leggera ed elegante, spinta da una forza quasi inarrestabile, ad afferrare in volo la mano del suo uomo per trarlo via, unico e solo, da quella massa di derelitti”.

 

 

 

                                                  

 

É infatti questo il commento dell’artista alla scena indimenticabile di uno dei film più belli del cinema italiano: una immagine indelebile che ti viene addosso e ti travolge come un fiume in piena. Pina che rincorre Francesco e muore “mentre sta volando”…

 

Sono 110 gli anni di Anna Magnani. Nasceva infatti il 7 marzo 1908 la prima interprete italiana a ricevere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista con il film “La Rosa Tatuata” del 1955 con Burt Lancaster e la regia di Daniel Mann. Non si recò alla cerimonia per l’Oscar, che venne ritirato da Marisa Pavan, anche lei candidata come migliore attrice non protagonista per lo stesso film. Ma Anna Magnani, una delle maggiori interpreti femminili della storia del cinema e grande simbolo della romanità assieme a Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, e pochi altri, aveva già ricevuto ben quattro Nastri d’Argento, il primo dei quali per Roma Città Aperta, con la regia di Roberto Rossellini, anche lui premiato nel 1946.  Il Sindacato dei Giornalisti Cinematografici (SNCGI) nel 2016 ha voluto rendere omaggio al’ultimo testimone del capolavoro del Neorealismo, Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello nel film, il figlio della sora Pina interpretata da Anna Magnani, con un premio “Specialie”, in occasione dei 70 anni dei Nastri d’Argento.

 

 

Successivamente le saranno riconosciuti anche due David di Donatello, un Globo d’oro, un altro Nastro d’Argento, un Golden Globe, un Bafta, due National Board of Review, un New York Film Critics Circle Award, una Coppa Volpi e un Orso d’Argento a Berlino.

Di Anna Magnani si è detto tutto, la sua figura incarna il Neorealismo.
Nata a Roma, e cresciuta in famiglia di sole donne, la zia e le
sorelle, è figlia di una sarta di origini romagnole, Marina, che ad
un certo punto della sua vita per seguire un ricco industriale decise
di trasferirsi ad Alessandria d'Egitto, di qui l'equivoco che lei
fosse nata in Egitto. In realtà frequentò il quartiere Parioli
Pinciano, piazza Alessandria in particolare, poi si trasferì a via
dell'Ambaradam (lo ricorda anche il piccolo Marcello nel libro Roma
Città Aperta, perchè è lì che, andava a volte a trovarla).
Successivamente si trasferì a Palazzo Altieri, l'ingresso della sua
casa era da via degli Astalli, praticamente piazza Argentina, in uno
dei Palazzi storici più belli di Roma, dove suo figlio, Luca Magnani
è vissuto per molti anni, e dove ora vive sua nipote Olivia Magnani,
anche lei attrice, e bellissima.

 

Di suo padre invece seppe solo che era un uomo calabrese. Del Duce. Nannarella ad un certo punto smise di cercarlo perchè diceva, con la solita ironia che la caratterizzava, che non voleva poi essere chiamata come a “fija del duce”. Ma secondo alcune ricerche condotte in Calabria, e pubblicata su giornli e siti locali, le origini di Anna Magnani verrebbero fatte risalire ad una deliziosa cittadina affacciata sul mare: Tropea.

 

 

 

Sembrerebbe infatti che il padre di Anna Magnani sia stato un tropeano, e a Tropea molti parenti ne hanno il ricordo, anche se manca l’ufficialità di tutto questo, e il nome Del Duce, è ancora molto diffuso nella ridente cittadina sul mar Tirreno. Inoltre, Nannarella potrebbe avere proprio la struttura fisica tradizionale di una donna calabrese: minuta, mora, occhi neri molto intensi ed espressivi, verace nel temperamento, ma anche questa potrebbe essere solo una fantasia, un desiderio di riscatto da parte di una comunità calabrese, attraverso l’emblema del cinema italiano che ha incantato il mondo. Una fake news, come quella che voleva che fosse nata in Egitto, solo perchè vi si era trasferita sua madre Marina. Ma nessuna donna incarna la romanità come Nannarella.

 

 

 

A Tropea è nato pure Raf Vallone, i due artisti lavorarono insieme nel film Camice Rossea, di Alessandrini, il marito di Anna Magnani. Calabrese era comunque Teresa Gullace, di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria. Proprio quella Teresa Gullace, caduta sotto il fuoco dei nazisti davanti la Caserma Giulio Cesare a Roma, madre di cinque figli e incinta del sesto. Figura immortalata da Roberto Rossellini, nella scena indimenticabile, in cui muore, appunto “mentre vola”, rincorrendo il suo Francesco. Proprio il 3 marzo davanti la caserma, dove è stata trucidata, c’è ogni anno la commemorazione ufficiale, alla presenza dei suoi figli, Umberto e Mario, discendenti di Girolamo, il marito di Teresa Gullace. Roberto Rossellini e Sergio Amidei, racconta Umberto Gullace, chiesero alla sua famiglia se potevano realizzare un film che ricordasse la vicenda di Teresa Gullace. I figli non espressero nessuna contrarietà.Poi naque la sceneggiatura di Roma Città Aperta, e il personaggio della sora Pina. Cucito addosso a Nannarella, quasi come un vestito. Lei continuò a lavorare sempre con i grandi: Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Franco Zeffirelli, che la vide come La Lupa, e la portò in teatro in tutto il mondo, dove fece tanto clamore ed ebbe un infinito successo. Non sempre però i grandi registi che ebbe a fianco riuscirono a esaltarne le qualità. Di questo ad un certo punto Nannarella si lamentò riferendosi a Pier Paolo Pasolini, soprattutto. ma il miracolo, ed era questo il punto, che si era verificato nell’incontro con Roberto Rossellini non si era potuto ripetere. I due tornarono a frequentarsi quando Nannarella  stava molto male, Il padre del Neorealismo rimase con lei fino alla fine dei suoi giorni. Era il 1973. Anna Mangani era molto più di un’attrice. Capelli corvini, pelle bianchissima, donna immensa e artista intramontabile, anche oggi le attrici hollywoodiane come Merlyn Streep sentono il bisogno di ricordarla: lo ha fatto di recente, presentando il film The Post, guardando a lei come l’icona del cinema.

 

                                               

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